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La ‘candida rivoluzione’ dello slalom maschile: a Pechino un salto verso la globalizzazione

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“L’effetto farfalla sempre in azione, ovunque: ecco cos’è la globalizzazione”.

Così Jacques Chirac, ex Presidente della Repubblica francese, definì il concetto di ‘globalizzazione’. Richiamando l’effetto farfalla (locuzione comunemente usata per indicare infinitesime variazioni nelle condizioni iniziali che ne producono all’interno del medesimo sistema di più grandi e crescenti), egli comprese come tal fenomeno stava profondamente modificando ogni aspetto della socialità. Nessun escluso, neppure lo Sport.

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(©) FIS Alpine (Twitter)

La globalizzazione negli sport invernali

Ma è proprio nello Sport – il quale, occorre ricordarlo, vive di battiti sì sintonizzati sulla socialità, ma del tutto propri – abbiamo assistito a una sorta di globalizzazione a diverse velocità. Se alcune discipline, come ad esempio il calcio o il basket, grazie alla loro facilità e fruibilità, hanno seguito l’evoluzione mondiale senza attardarsi, altre hanno invece faticato, perdendosi tra le rime economiche, politiche e soprattutto comunicative che il sistema imponeva. È questo il caso degli sport invernali. Chiusi dalla logistica della praticabilità in luoghi non sempre facili da raggiungere, condizionati dal ‘campo di gioco’, sudditi del tempo e, spesso, di una economicità non alla portata di tutti, gli sport invernali sono stati da sempre appannaggio di poche nazioni. Nazioni che variavano a seconda dei casi, certo, ma che lasciavano alle altre le briciole. E in questo lo sci alpino non ha mai fatto eccezione, anzi.

Per anni le squadre nazionali che potevano godere di bianchi campi d’allenamento hanno dominato in lungo e in largo. Svizzera, Stati Uniti, Francia, Svezia, Norvegia, Austria e Italia: difficilmente le medaglie sono uscite da qui, da quelle che potremmo definire le ‘sette sorelle’. Eppure, ricordate la farfalla? Tutto si evolve. In esemplare ossequio all’effetto precedentemente descritto, alcune variazioni nelle condizioni iniziali ne hanno prodotte di nuove, più grandi. O meglio, più globali.  E così anche lo sport invernale, e in particolar modo lo Sci Alpino, hanno iniziato a viaggiare a moderata velocità verso la globalizzazione.

Lo slalom speciale maschile come inizio di una ‘candida rivoluzione’

Scendendo nel particolare, la testa d’ariete di questo lento, ma fondamentale, processo possiamo individuarla proprio nel ‘Circo Bianco’. In una disciplina che più di tutte nell’intero panorama invernale ha librato le ali verso il cielo del mondo: lo slalom speciale maschile. Marcel Hirscher, Alberto Tomba, Kjetil Andre Aamodt, Jean Noel Augert, Benjamin Raich, Ingemar Stenmark, solo per citare alcuni dei più grandi slalomisti di sempre, hanno difeso le bandiere delle nazioni citate in precedenza. E in parte è ancora così. Ma solo in parte.

Se infatti a contendersi la Coppa di Specialità 2021/22 al momento troviamo Clement Noel (Francia), Sebastian Foss-Solevag (Norvegia) e Kristoffer Jacobsen (Svezia), altrettanto vero è che, grazie alla globalizzazione, nelle prime trenta posizioni troviamo spesso e volentieri atleti che esulano dal glorioso circolo delle ‘sette sorelle’. È il caso di Dave Ryding, pulito e preciso interprete inglese; Armand Marchant, giovane belga di belle speranze; Albert Popov, esplosivo atleta bulgaro; Joaquim Salarich, estroso spagnolo; Erik Read, sicurezza canadese; Yohei Kovama, sorpresa giapponese, e tanti altri ancora.

Mai come oggi, mai come alle Olimpiadi di Pechino 2022 che ci attendono, lo slalom speciale maschile sarà così globalmente competitivo. E se tutto il mondo, o quasi, sulle nevi cinesi potrà sperare che il proprio beniamino conquisti una medaglia, il merito va a quegli aspetti economico-sociali, politici ma soprattutto logistici e comunicativi che hanno permesso ai vari paesi di abbattere le barriere e inter-scambiare tradizioni e nozioni sportive. Gli allenamenti congiunti, la diffusione di video, la praticità di intraprendere voli trans-oceanici per allenarsi su nevi perenni, la rapidità nello scambio delle informazioni, nonché il sempre più importante crescere di uno sport che porta a scoprire la bellezza della natura, hanno portato a mutare le fondamenta dello sci. Ad aprire all’intero pianeta il cancelletto di partenza.

Perciò se ad oggi è lecito sostenere che anche il ‘Godot’ dell’agonismo invernale, che stavamo da tempo aspettando all’appuntamento, può finalmente valersi dell’aggettivo ‘globale’, il merito è di quella rivoluzione che potremmo definire ‘candida’. Una rivoluzione partita tra i pali stretti, tra le figure di quella disciplina dello Sci Alpino che è lo Slalom Speciale.

Immagine in evidenza: ©Fis Alpine, Twitter

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Daniele Izzo

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