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GeoTour – Fra una volata e un calice di Bordeaux

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Bordeaux città di vini, cani, Girondini e arrivi del Tour. Dopo Parigi è la località francese con il numero maggiore di arrivi e partenze della Grand Boucle.

Eppure il dipartimento della Gironda – di cui Bordeaux è capoluogo – oggi non è una delle province transalpine a maggior vocazione ciclistica, nulla a che vedere con le più settentrionali aree della Bretagna e della Normandia o con la stessa vicina Occitania. Molte nei decenni passati furono le corse più o meno locali. Corse ormai meri manifesti di un rapporto, quello fra la Gironda e il pedale, sulla via di una lenta ed inesorabile dissoluzione. Fra costoro merita un accenno la Bordeaux-Paris, una delle tante costole del filone ciclistico “parigicentrico” , le cui uniche testimonianze ad oggi rimangono nel solo nome di due imponenti classiche come la Paris-Roubaix, la Paris-Tours e della meno nobile Paris-Camembert.

Il mastice del rapporto con il Tour è rintracciabile nella collocazione geografica. Per anni Bordeaux è stata un elemento di trait d’union topografico fra i Pirenei e Parigi, soprattutto nel secolo passato. Quell’area in cui le sponde della Garonna si fanno più ampie per abbracciare l’Atlantico sono dagli albori un territorio di caccia per i migliori sprinter del gruppo, da Jean Paul Van Poppel a Djamolidine Abduzhaparov.

Tour de France 2010: Salies de Béarn – Bordeaux

Non poteva di certo mancare a Bordeaux una firma del trentaquattro volte vincitore di tappa al Tour, Mark Cavendish. Quella del 2010 fu una delle tante edizioni della Grand Boucle dominate, ma al contempo una delle tante non concluse in verde a Parigi. Nonostante le cinque vittorie di tappa la costanza premiò Alessandro Petacchi in maglia Lampre. Unico corridore italiano a vincere la classifica a punti nel XXI secolo e secondo dopo Franco Bitossi nell’intera storia della corsa organizzata dal quotidiano L’Equipe.

Potremmo apostrofare la volata di Bordeaux come il vero “apogeo” della carriera del mannese. Raramente un velocista ebbe l’opportunità e l’onore di mostrare al mondo uno strapotere così altamente indiscutibile. Oltre i numeri e i watt Cavendish sconvolse quel giorno gli astri, soccombendo persino all’assenza del suo fido Mark Renshaw. L’australiano si fece infatti “cacciare” dal Tour dopo le polemiche sorte a seguito di un’altra poderosa volata del suo prode capitano, quando pur di favorirlo prese a “testate” il neozelandese Julian Dean. (All’epoca ultimo uomo dello statunitense Tayler Farrar)

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Come in ogni terza settimana che si rispetti il caos imperversò nel finale sulle sponde della Garonna. Quello del 2010 era ancora un ciclismo profondamento ancorato al concetto quasi “mistico” di treno, unico e inossidabile elemento di coesione del pedale a cavallo del nuovo millennio.

Solamente le immagini dovrebbero avere il diritto di narrare le gesta del campione del mondo di Copenaghen.

I sopracitati Jean Paul Van Poppel, Djamolidine Abduzhaparov e Mark Cavendish concluderanno i Tour che li videro trionfare a Bordeaux conquistando gli Champs-Élysées. Che sia di buon auspicio per chiunque farà sua la settima tappa del Tour 2023?

Blel Kadri

In un pezzo dedicato a Bordeaux e al ciclismo non sarebbe potuto mancare un accenno al più grande ciclista della contemporaneità bordelaisina. Blel Kadri, un corridore d’origine algerina, corposo come un rosso e ostinato come un Girondino. Otto anni di carriera fra i professionisti passati fra le fila del solo team Ag2r, conditi da un successo al Tour e un maestoso assolo nella prima edizione della Roma Maxima, o per chi preferisse nella settantacinquesima edizione del Giro del Lazio.

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Entrambe vittorie conseguite in fuga, entrambe resistendo alle sortite di corridori del calibro di Nibali e Contador. Semplicemente il perfetto prototipo di avventuriero corridore transalpino.

Un piccolo bonus per chiunque sia arrivato alla fine del pezzo. La tappa di Bordeaux del lontano 2010 fece un grandissimo scalpore fra l’opinione pubblica francese per la presenza in corsa di una coppia alquanto blasonata di attori.

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Leonardo Bonocore

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