Lo chiamano “il vulcano spento” eppure il Puy de Dôme è stato molto di più per il Tour de France, quasi un “santuario” a cui fare visita almeno una volta l’anno a cavallo fra gli Anni Sessanta e gli Anni Settanta. Lì si sono consumate alcune delle più belle imprese del ciclismo moderno, dalla cavalcata di Fausto Coppi al duello fra Raymond Poulidor e Jacques Anquetil passando per il successo di Felice Gimondi e la doppietta di Luis Ocaña che sulla vetta del Massiccio Centrale ha vissuto alcune della pagine più belle della propria carriera. Il Puy de Dôme è stato però anche terra di tragedie, in particolare per Eddy Merckx che non è mai riuscito a tagliare a braccia alzate il traguardo posto sull’antico gigante spento, venendo battuto nel 1969 addirittura dal carneade Pierre Matignon, unico francese a riuscire nell’impresa di domare la terribile salita.
Luis Ocaña affronta il Puy de Dôme nella tappa del 1971
La grande occasione per sfatare questo tabù arriva nel 1975 dove Eddy si presenta da grande dominatore dopo aver conquistato le due cronometro individuali di Merlin Plage e di Auch. E’ vero, il Cannibale si era dovuto arrendere nel prologo casalingo di Charleroi al giovanissimo Francesco Moser, consegnando per sei giorni la maglia gialla al trentino, ma Merckx non poteva accettare lo smacco compiuto davanti ai reali del Belgio. Il fuoriclasse era però tornato ed era riuscito a resistere agli attacchi di Joop Zoetemelk e Bernard Thévenet sui Pirenei perdendo soltanto una cinquantina di secondi in occasione dell’arrivo di Saint-Lary-Soulan.
Il presidente francese Valery Giscard d’Estaing incontra Bernard Thevenet e la moglie con Felice Gimondi e Francesco Moser
Tutto sembra pronto per il sesto successo in carriera, quello che gli avrebbe consentito di realizzare un record imbattibile per chiunque, eppure di mezzo c’era di mezzo ancora quel maledetto vulcano da scalare, una cima tanto amata dagli abitanti di Clermont Ferrand che guardano la vetta erbosa con rispetto e anche un pelo di timore. Lo stesso che Thévenet, come un giovane cane da caccia, ha fiutato sin dai primi chilometri e che utilizza come traccia per capire in che punto provare a metter in crisi il re indiscusso dei ciclisti.
Il francese della Peugeot s’invola insieme all’olandese Lucien Van Impe che scappa via fra due ali di folla vincendo la frazione, mentre Merckx in quel pomeriggio dell’11 luglio deve rincorrere, una cosa che non è abituato a fare. A 200 metri dal traguardo, quando il Cannibale è impegnato nel massimo sforzo, accade però l’imponderabile: prima una signora si sporge dalle transenne e inizia a schiaffeggiare Eddy, poco dopo un uomo gli sferra un pugno al fegato costringendolo a piegarsi in due. Il belga giunge con 49 secondi dal vincitore in terza posizione e difende la maglia gialla, ma non finisce qui.
Un sofferente Eddy Merckx taglia il traguardo del Puy de Dôme
Il dolore è lancinante e la voglia di rivalsa è molta. Merckx, accompagnato dai gendarmi, torna indietro e individua il personaggio che lo aveva colpito, trattenuto a stento dalla folla circostante. Il Cannibale trova la sua vendetta e lo fa arrestare prima che quest’ultimo venga condannato a pagare una multa simbolica di un franco. Eddy Merckx ha trovato la sua rivincita, ma la ferita non è soltanto fisica, è letteralmente nell’orgoglio e nella mente. Una cicatrice che non si può ricucire e che il giorno successivo, salendo verso Pra Loup, continuerà a sanguinare segnando l’eclisse definitiva del campione che ha cambiato la storia del ciclismo.
Comments