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Jannik Sinner e il trionfo della consapevolezza di sé

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Quante volte si è ripetuto negli ultimi anni che Jannik Sinner sarebbe stato destinato ad un grande futuro e al successo nei tornei più ambiti. Ebbene, quel ragazzo filiforme proveniente dall’Alto Adige ha da sempre dovuto convivere con la pressione di essere “il prescelto” del tennis italiano. L’aspettativa d’altronde cresce di pari passo con i risultati e quelli, per Sinner, non sono mai mancati.

Un’ascesa vertiginosa

Jannik Sinner è un classe 2001, la sua carriera ai massimi livelli nel mondo del tennis potrebbe serenamente essere all’alba o poco più. E invece no, di lui si parla da almeno quattro anni. Da quando, non ancora maggiorenne, aveva già in bacheca un paio di titoli Challenger (Bergamo e Lexington 2019) e si stava affacciando al tennis dei grandi. Da quel momento Sinner non ha mai dato la sensazione di rallentare, di adagiarsi dopo i primi traguardi così precocemente raggiunti. Al contrario, se una dote lo ha sempre contraddistinto, questa è certamente la dedizione al lavoro e l’ambizione a migliorarsi sempre.

Le diverse tappe che fanno di un giovane tennista un futuro campione, l’altoatesino le ha messe tutte alle spalle con grande rapidità. Il fatidico ingresso in top 100 arrivò, ad esempio, poco dopo i 18 anni, sul finire del 2019. Per i primi 50 si dovette attendere l’ottobre 2020, in concomitanza con il suo primo grande exploit a livello Slam. Nell’edizione autunnale del Roland Garros, postdatato causa Covid, l’azzurro raggiunse infatti i quarti di finale, risultato che rimane tuttora il suo migliore nello Slam parigino. Per la prima gioia nel circuito maggiore Jannik dovette attendere solo un mese in più. Nel novembre 2020, a Sofia, dopo una tiratissima finale contro il canadese Vasek Pospisil, arrivò per l’appunto anche il primo titolo ATP250 della carriera.

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Jannik con il trofeo di Sofia, il primo della sua giovane carriera

A 19 anni e 3 mesi Sinner diventava così il più giovane nella storia del tennis italiano ad aggiudicarsi un titolo nel circuito maggiore. Questo è soltanto il più noto tra i suoi record di precocità per quanto concerne il tennis nostrano. E’ da rimarcare infatti che Jannik Sinner è anche il più giovane in Italia ad essere entrato in top10 (20 anni e 2 mesi). Tale dato, forse meglio di qualunque altro, fotografa la consistenza e la precocità dei risultati da lui ottenuti. Ma Sinner è anche l’italiano più veloce, nonché secondo in assoluto dopo Matteo Berrettini, ad aver raggiunto almeno i quarti di finale in tutte le prove dello Slam (US Open 2022 a 21 anni e un mese). 

I record di precocità testimoniano la grandezza che ha rappresentato l’avvento di Jannik Sinner per il movimento italiano. Nel contempo, con il successo maturato nel Master 1000 di Toronto, a soli 22 anni, le prospettive per l’azzurro si espandono ulteriormente. Il solo Fabio Fognini aveva ottenuto prima di domenica un successo in tornei di tale caratura (Montecarlo 2019). Ma, se per il ligure quell’affermazione giungeva a quasi 32 anni, a coronamento della carriera, per Sinner sembra un semplice battesimo. Il titolo nel 1000 canadese arriva dopo solo quattro anni sul circuito e lo proietta definitamente tra i riferimenti della nuova generazione. Questo successo arriva dopo le finali disputate nel Masters di Miami (2021 e 2023), a riprova della competitività di Sinner, a cui mancava solo l’ultimo tassello per completare il puzzle.

Un grande 2023 per Jannik Sinner

L’anno corrente rappresenta un momento chiave per la carriera di Jannik Sinner. Una stagione di svolta, in cui ad una straordinaria consistenza di risultati, ha aggiunto picchi non indifferenti. Già in Australia si era visto un buon Sinner. La sconfitta lottata, agli ottavi, con Stefanos Tsitsipas, aveva restituito un Sinner con una presenza in campo e una consapevolezza nei suoi mezzi ben diverse rispetto al roboante k.o. subito dal greco nei quarti l’anno precedente. La stagione dell’azzurro è proseguita nel migliore dei modi. Dopo il successo nell’ATP250 di Montpellier, soltanto un Daniil Medvedev in versione deluxe ha potuto impedirne una notevole doppietta nel 500 di Rotterdam. Ai risultati indoor sono seguite le ottime prestazioni nel Sunshine Double (semi a Indian Wells e finale a Miami) e a ruota la semifinale di Montecarlo.

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Sinner e Medvedev nella foto di rito del 500 indoor di Rotterdam

La restante stagione su terra e i tornei di preparazione su erba hanno rappresentato l’unico momento di flessione della sua annata, superato però con la conquista della prima semifinale Slam a Wimbledon. Del resto i numeri non mentono, anzi certificano la grande continuità dell’altoatesino. Le 41 vittorie stagionali, a fronte di sole 11 sconfitte, fanno di Jannik Sinner il quarto giocatore al mondo per percentuale di vittorie nel 2023, (78,8%). In un’annata caratterizzata da statistiche di questo tipo era dunque lecito aspettarsi il colpo grosso. Se nelle precedenti finali 1000 a Jannik era mancato quel “quid” in più, a Toronto tutto è andato alla perfezione. Nella settimana canadese il mosaico ha visto finalmente tutte le tessere incasellarsi nel migliore dei modi. L’opera di Sinner nella terra delle foglie d’acero significa molto: primo Masters 1000 della carriera e best ranking al #6 del mondo.

L’esame di maturità tennistica

Pur non avendo un tabellone proibitivo (nessun top 10 affrontato nel torneo), le insidie non sono mancate. Dopo il derby vinto contro Berrettini e il forfait di Andy Murray, la sfida con Gaël Monfils poteva rivelarsi fatale, ma Jannik l’ha vinta con autorità. Ancor più ostica è stata la semifinale con Tommy Paul, galvanizzato dal successo su Carlos Alcaraz. Il tennis aggressivo dello statunitense si è rivelato una vera spina nel fianco, più di quanto il punteggio non dica. Sulle spalle dell’altoatesino, alla quarta semifinale “1000” della stagione per l’italiano, c’era anche tutta la pressione di vincere. Gestirla, facendo valere la maggior classe e le grandi doti in risposta, sopperendo alle incertezze del servizio, è prerogativa dei grandi.

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La scintillante settimana canadese di Jannik Sinner

Lo scenario poteva risultare più comodo prima della finale di domenica. Al di là della rete infatti c’era Alex de Minaur, povero di soluzioni che potessero mettere in difficoltà Jannik, come testimoniavano i precedenti tra i due. La sfida per Sinner, ancora una volta, era però anche dentro di sé. I ricordi delle due finali “1000” di Miami e l’eco di un pubblico che da tempo invocava per lui “il grande torneo” si facevano ingombranti. Per aggiudicarsi certe finali, si sa, occorre prima di tutto una gran testa e una gran lucidità. Doti che non fanno certamente difetto al campione altoatesino. Eppure la reazione con cui sul finire del primo set si è preso il set di vantaggio non era scontata. La capacità di non disunirsi dopo un break subito, dimostrata già molte volte in carriera, in quel frangente, è stata determinante.

Nulla nel tennis, quando per la prima volta si avverte la ghiotta chance di alzare un grande trofeo, può dirsi agevole. E invece, dopo il faticoso 6-4 del primo set, Sinner ha reso apparentemente facile il percorso verso il suo ottavo titolo ATP della carriera. Il secondo parziale, chiuso 6-1, ha sancito le difficoltà di de Minaur nel tener testa alla velocità di palla di Sinner. Ma probabilmente ha detto qualcosa in più. La maturità con cui l’azzurro ha gestito il vantaggio acquisito, senza abbandonarsi alla frenesia, dipende solo relativamente da chi si affronta. È parte dell’attitudine, del modo di stare in campo e quello di Jannik Sinner sembra avvicinarsi, pian piano, a quello dei più forti.

Il successo di Toronto rafforza una statistica già estremamente positiva per il tennista di Sesto Pusteria. Sono infatti 8 i successi su 11 finali disputate nel circuito ATP (72,7%). La prima affermazione in un Masters 1000 accresce in lui però qualcosa difficilmente spiegabile attraverso i numeri: la consapevolezza del livello acquisito. Jannik Sinner è progressivamente entrato nella cerchia dei giocatori che “debbono” partire in tutti i tornei per vincere. È un fatto di status, guadagnato a suon di risultati, di cui quest’ultimo può considerarsi solo il coronamento di un percorso di anni.

Prospettive rosee per Jannik Sinner

La stagione tennistica è ben lontana dall’esser considerata finita. La stagione su cemento americano culminerà infatti negli US Open, a cui seguiranno lo swing asiatico, la stagione indoor e le ATP Finals. Il livello di gioco più volte mostrato da Jannik Sinner in questa stagione lascia ben sperare tutti gli appassionati del tennis italiano. La prospettiva di grandi sfide a Flushing Meadows, sul modello di quel quarto di finale vs Alcaraz dello scorso anno, è oggi tanto allettante, quanto mai plausibile. Aggiudicarsi in uno Slam un match di quel livello, contro avversari più avanti nel ranking, appare lo step successivo per Sinner. Difficile stabilire quanto grande sia la distanza che lo separa dal raggiungerlo. È indubbio però che il livello di gioco dell’altoatesino sia ad oggi molto più costante rispetto al passato e che la fiducia nel suo tennis non sia, comprensibilmente, mai stata più elevata.

Immagine di copertina © Photo by Vaughn Ridley/Getty Images

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Riccardo Taborro

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