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L’interViSta – Giorgio Langella: una vita in Alfa Romeo

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Ti dico che mi manca tutto dei collaudi in Alfa Romeo, mi manca il fascino di quel lavoro e le emozioni che provavo e che provo ancora adesso anche mentre ti scrivo. Ma mi restano i ricordi, tanto orgoglio e tanta passione sempre presenti in me, e per sempre.

È proprio una vita da Alfista quella di Giorgio Langella, storico collaudatore dell’Alfa Romeo classe ‘42.

Nasce il 18 novembre e inizia la sua carriera nell’automobilismo a soli 14 anni, nel 1957, anno in cui entra nella celebre azienda fondata diversi anni prima nel 1910 a Milano, e proprio nel capoluogo lombardo inizia a lavorare come collaudatore di prototipi di serie.

L’amore, la passione, l’entusiasmo e la grinta con cui lo storico collaudatore milanese racconta la sua storia, e quella dell’azienda, la dice lunga sul meraviglioso legame che lo unisce alla sua amata Alfa Romeo, che lui definisce la sua compagna di vita. Proprio alcuni giorni fa a Giorgio è stato conferita l’Onorificenza della “Stella al Merito del Lavoro” ed è stato dunque nominato “Maestro del Lavoro” anno 2020 dal Presidente della Repubblica e il Ministero del Lavoro come riconoscimento dei suoi meriti di laboriosità.

Ma lasciamo la parola a lui, e capiamo meglio come è iniziata l’avventura del collaudatore e cosa ora continua a portarsi dentro, a distanza di molti anni dall’ultimo collaudo.

Innanzitutto, come sei entrato a far parte di una realtà come quella dell’Alfa Romeo ad un’età così giovane e come ti ha cambiato dal punto di vista personale?

In Alfa Romeo ho iniziato a lavorare il 16 gennaio 1957, al Portello, al Reparto Montaggio Vetture n°87, avevo da poco compiuto 14 anni. Avevo preso il posto di mio padre che in Alfa Romeo lavorava dal 1929 presso il Reparto Fonderia, e, a seguito di un incidente sul lavoro era stato dichiarato inabile, quindi la Direzione del Personale gli aveva proposto di assumere me. Ero passato improvvisamente dalla vita di ragazzino trascorsa sempre con gli amici di scuola e di casa ad una vita a contatto con adulti e con la grande severità che c’era in azienda. Ma poi, col passare degli anni sono diventato collaudatore, avevo realizzato il mio sogno e il sogno di mio padre, è stato per me quello che considero ancora adesso “un viaggio emozionante in un mondo fantastico”. Mi è capitato qualche volta di pensare “e se avessi fatto un altro tipo di lavoro?”. Ma non mi do la risposta a questo, continuo a pensare a quello che è stato il mio lavoro e la mia vita.

Se potessi ritornare indietro a quegli anni e potessi rivivere un solo momento tra i tanti da colludatore, quale sceglieresti? Raccontacelo.

Non è facile stabilire quali sono stati i momenti più belli da rivivere come collaudatore Alfa Romeo, perché quei momenti sono tutti belli, emozionanti e affascinanti. Perché il lavoro del collaudatore è affascinante. Nulla è uguale ogni giorno, c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire. È bello seguire la nascita di una nuova vettura, seguirne la crescita per molti mesi. Con lei si instaura un bel rapporto, tu, collaudatore, devi insegnare a Lei come deve comportarsi, devi insegnarle cos’è la sicurezza nella guida, Lei deve imparare, poi Lei deve dimostrarti che ha imparato, e così poi “l’uomo e la macchina insieme”. Sogno spesso di trovarmi in Alfa Romeo sulla pista di Balocco per iniziare i collaudi di un nuovo prototipo di vettura.Mi rivedo sulla pista, (che conoscevo molto bene per averci “girato” per oltre 25 anni), faccio alcuni giri poi, all’improvviso, tutto è cambiato, quella pista non la riconosco più, non è più la mia pista, e subito mi sveglio. Telefonavo spesso al mio vecchio capo collaudo il sig. Mario, lui aveva passato i novant’anni, e spesso mi diceva “sai Giorgio mi capita spesso di sognare di ritornare sulla pista di Balocco per i collaudi, non metterti a ridere”, io gli rispondevo “sig. Mario non mi metto a ridere perché quel sogno lo faccio anch’io molte volte”. Ecco, tra tutti questi momenti sceglierei questo.

In foto: “Era fine marzo del 1987 durante i collaudi per lo sviluppo del nuovo modello Alfa 164 inerenti al programma “Crash Program Europa, collaudi al grande freddo del Nord. In questa foto mi trovavo con i colleghi in Svezia ad Arvidsjaur (Lapponia Svedese) e stavo controllando il percorso di collaudo che avremmo eseguito fino al confine della Norvegia.

Parlaci un po’ di che cosa significa essere collaudatore e di ciò che questo mestiere comporta.

Come già altre volte accennato, il collaudatore, fatte le prime esperienze iniziali, acquisisce sempre più, anche attraverso il corpo, la sensibilità di capire istantaneamente ogni comportamento della vettura che collauda. Stabilire quella che si considera anomalia o difetto di costruzione, oppure solo una “caratteristica”, questo come prima sensazione immediata, cosa che sarà poi valutata nel corso dei collaudi. In pratica il collaudatore ha uno standard di percezione acquisito nel tempo e nel corso delle sue esperienze, perciò quello che esce da questo viene rilevato all’istante. Il collaudatore deve anche abituarsi a memorizzare velocemente quello che viene trasmesso dalla vettura e quanto da lui percepito. Infatti, quando dovevo iniziare un collaudo, in particolare per la prima volta su un nuovo prototipo, portavo con me un notes per scrivere le anomalie o impressioni più importanti rilevate, facendo anche brevi soste per descriverle, ma in genere utilizzavo quella che per me era una “scaletta mentale”, scaletta che mi era stata insegnata dai miei maestri. Questo modo di memorizzare rispettando una certa sequenza rendeva più facile ricordare e tornava utile quando, terminato il collaudo, dovevo compilare la relazione descrivendo le singole valutazioni.

Parliamo un po’ di Formula 1: Alfa Romeo ha partecipato a lungo ai campionati mondiali di Formula 1. Ricordiamo il secondo posto nella classifica del mondiale piloti del 1950 con Juan Manuel Fangio, che negli anni seguenti diventerà 5 volte campione del mondo, poi successivamente nel 1951 con Alberto Ascari, futuro campione del mondo ‘52 e ‘53. Innanzitutto, raccontaci del tuo rapporto con la serie.

Capitava spesso negli anni settanta-ottanta di trovarmi a collaudare nuovi prototipi di vetture Alfa Romeo e di dover interrompere momentaneamente i miei collaudi per lasciare pista libera alla formula uno Alfa Romeo per eseguire alcuni test prima della gara. Ho avuto così alcune volte il piacere di vedere da vicino le nostre formula uno e di vedere anche alcuni famosi piloti, tipo Brambilla, Giacomelli, Cheever. Vedevo poi girare sulla pista queste Formula Uno, con cambio manuale, apprezzarne il bellissimo “rombo” durante le fasi di innesto marce a salire e lo scalo marce durante la fase di frenata con la bellissima manovra di “punta-tacco” (manovra che comunque facevo anch’io durante i miei collaudi).

Dacci la tua opinione in merito ai cambiamenti che la Formula 1 dell’era turbo hybrid ha affrontato rispetto alla serie dei tuoi tempi.

Per quello che so io, e per quello che sentivo dire dai meccanici, allora era il pilota che decideva se la vettura andava bene o no, dava suggerimenti per migliorarla, non c’era l’elettronica e non c’era il computer di bordo. Credo che la Formula Uno di oggi (oltre naturalmente alla bravura del pilota che deve sempre essere presente) sia eccessivamentegestita dall’elettronica, dal computer e dagli ingegneri e dalle loro decisioni, lasciando forse poco spazio ai piloti. E forse un po’ tolgono anche il piacere agli appassionati delle gare di seguire le corse. Ma questa è solo la mia personale opinione.

In foto: “In questa foto, scattata sulla pista di Monza, se ricordo bene nel settembre 1987, era una manifestazione Alfa Romeo per la presentazione ufficiale dell’Alfa 164 e per prove su alcune vetture del Museo Storico Alfa Romeo. A destra nella foto sono io, al centro uno dei responsabili dell’ufficio Stampa Alfa Romeo e a sinistra la presentatrice Rai Milly Carlucci.

Quali pensi possano essere le problematiche più importanti che l’automobilismo moderno deve affrontare rispetto all’automobilismo degli anni 60? Come pensi che l’avvento della tecnologia abbia influenzato anche il mondo dell’automobilismo?

Penso che per la nuova generazione di vetture sia costante la gara tra aziende produttrici per progettare dispositivi elettronici riguardanti la sicurezza per chi guida una vettura. Recentemente un amico giornalista mi ha fatto provare alcune nuove vetture sulle quali i dispositivi attivi riguardanti la sicurezza nella guida erano moltissimi, per la frenata, anche automatica, mantenimento della corretta direzione sulla corsia che si percorre con intervento elettronico in caso di errato spostamento e altro. A questi dispositivi ormai non è più possibile rinunciare, sarebbe come fare un passo indietro nel tempo. Certo è che però tutto questo contribuisce a togliere una parte importante di quella che è la percezione della persona che guida, quello che il suo corpo può percepire istantaneamente, e istantaneamente reagire. E forse qualche volta è più veloce la mente umana del computer di bordo. Anzi, direi molto spesso è così.

Vediamo spesso che condividi molte storie e ricordi della tua vita in Alfa Romeo con tanto di scatti tra le nevi finlandesi durante i tuoi collaudi nel nord Europa. Pensi che i social, tra cui Facebook, siano un modo per mantenere unite tante realtà come quella del Club Alfa Romeo e rimanere in contatto diretto con i tanti appassionati Alfisti?

Si, ritengo che Facebook abbia contribuito enormemente a far conoscere o ritrovare persone colleghi e amici, ma anche di conoscere anche di persona molti appassionati del Marchio e della sua grande Storia. Questa Storia è stata fatta e scritta da persone, tecnici, operai e collaudatori, del loro orgoglio, della loro passione e dei loro sacrifici e anche dal loro entusiasmo, quindi mi sento orgoglioso di aver avuto la possibilità di vivere anch’io in parte questa storia. Tutto questo non verrà mai dimenticato anche per merito di tutti gli appassionati del marchio Alfa Romeo. I social hanno sempre un ruolo molto importante perché contribuiscono a mantenere vivo tutto questo, quindi un grazie a loro anche da parte mia.

In foto: “Era il marzo 1987 e mi trovavo in Finlandia, a Rovaniemi, dove c’era la nostra base principale per i collaudi Alfa 164. Le temperature esterne erano ancora più basse, anche oltre -35° (qualche volta era capitato anche -39°). nei mesi invernali per i collaudi montavamo sulle nostre vetture pneumatici invernali chiodati, altrimenti non sarebbe stato possibile eseguire i collaudi.”

Sappiamo che stai scrivendo un libro riguardante la tua storia in Alfa Romeo. Innanzitutto, come ti senti all’idea di pubblicare un libro dalla storia così importante e come hai trovato l’esperienza della scrittura?

Ho iniziato a scrivere quello che io chiamo Il mio libro-diario dal titolo “La mia vita in Alfa Romeo” un paio di anni fa. Mi è sempre piaciuto scrivere, e penso ci sia molto romanticismo nel farlo, ed è per questo che lo sto facendo.

Parlaci in poche parole di che cosa ritroveremo in questo racconto.

Questo mio libro-diario è fatto di ricordi molto precisi (fortunatamente) di quella che è stata la mia vita di lavoro in Alfa Romeo iniziata al Portello da ragazzino quattordicenne, delle paure, delle grandi emozioni continuamente provate. Quanto scritto è composto da molti aneddoti, aneddoti che rivivo anche nel momento in cui sto scrivendo; mentre scrivo “sono li sul posto”, ricordi di lavoro e di persone, rivedo fatti e volti degli operai anziani, della loro severità e spesso anche del loro modo di parlare e di esprimersi. E quasi sempre nel dialetto milanese, che poi a volte mi traducevano pensando che non lo capissi. Ma io lo capivo. In quegli anni c’era molta severità in azienda, orgoglio, e gli operai anziani erano rispettati da tutti, loro ti insegnavano a lavorare e tu dovevi imparare. Questi operai anziani ancora oggi li chiamo “i miei Maestri di lavoro e di vita”. Ecco, in questo “libro-diario” c’è tutto quello che riguarda la mia vita di lavoro in Alfa Romeo, le mie esperienze da operaio e le mie bellissime esperienze da collaudatore.

Dicci quando potremo avere il piacere di leggerlo.

Non so se lo pubblicherò un giorno, ma certo continuerò a scrivere tutti i miei ricordi e le mie esperienze fatte in azienda, e sono molte.

Per ultimo diamo uno sguardo al futuro: come potresti descrivere il rapporto tra i giovani e una realtà come quella delle aziende del settore automobilistico?

Fino alla fine degli anni cinquanta, inizio anni sessanta, c’erano in Italia grandi e storiche aziende automobilistiche, Alfa Romeo, Lancia, Ferrari, Fiat, Maserati, Innocenti e altre. Parlando di Alfa Romeo, in quanto vi ho lavorato per molti anni, i giovanissimi che venivano assunti, salvo qualche raro caso, dovevano frequentare per tre anni la Scuola Aziendale interna e prendere una specializzazione specifica prima di essere inseriti nei vari reparti.

E cosa succede invece ora? Cos’è cambiato rispetto agli anni in cui hai iniziato ad intraprendere questa carriera quando avevi solo 14 anni?

Ora molte di queste meravigliose aziende non ci sono più quindi i posti di lavoro sono notevolmente ridotti. Capita spesso che ragazzi giovani e appassionati di automobilismo mi contattino su Facebook o per telefono raccontandomi che vengono assunti per breve tempo, in genere tre mesi, da una grande azienda italiana che produce automobili come collaudatori. A partire da ciò che mi viene riferito, e che quindi non deriva da una conoscenza diretta, occorre anche dire che se ti assumono provvisoriamente solo per qualche mese non hanno la possibilità, o volontà, di insegnarti come fare il collaudatore, anche perché di tempo per insegnare ce ne vuole molto, il che è una giustificazione appropriata e comprensibile.

 

Ci teniamo a ringraziare Giorgio Langella per la sua preziosa testimonianza e ci complimentiamo per il grande lavoro svolto.

La Redazione
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