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Valentina Rodini, come un oro olimpico cambia la carriera

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Valentina Rodini è una delle atlete più promettenti che il panorama italiano del canottaggio abbia mai avuto negli ultimi decenni. Partita da piccola in una società del cremasco, la Leonida Bissolati, e arrivata, come punto di passaggio e non come destinazione finale del percorso sportivo, in cima al podio olimpico alle Olimpiadi di Tokyo. Pluricampionessa italiana e campionessa europea che nell’estate del 2021 ha raggiunto quello che è il sogno di tutti gli sportivi, l’oro olimpico, si è resa disponibile per fare una chiacchierata per raccontarsi un po’ a noi.

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Ciao Valentina, partiamo proprio da questo, dall’oro olimpico. Come ci si sente ad aver fatto la storia del canottaggio italiano femminile vincendo la prima medaglia olimpica, per di più d’oro, della storia ?

Può sembrare una risposta scontata ma sono estremamente orgogliosa, soprattutto per il fatto che è stato un risultato abbastanza inaspettato, però quando sei lì in gara, nella finale olimpica e succede, penso che sia una delle cose più belle che uno sportivo possa ottenere. Sono anche orgogliosa del fatto che il nostro oro olimpico abbia caricato le nostre compagne del quattro di coppia che sono andate vicine anche loro alla medaglia, segno che il canottaggio italiano femminile c’è e vuole farsi valere.

I The Script in “Hall of Fame” scrivono “Dedicate yourself and you gon’ find yourself… Standin’ in the Hall of Fame, and the world’s gonna know your name” e quindi volevo chiederti, ma è proprio vero che un titolo olimpico ti cambia la carriera ?

Si, assolutamente si, anche se inizialmente non te ne rendi conto però. Finisci nell’occhio del ciclone subito in mezzo a interviste varie ma è una cosa temporanea perché appena succede altro l’attenzione delle persone cambiano rotta. La cosa che cambia veramente sei tu come atleta e come persona perché sei riuscita a vincere la “scommessa” che hai fatto su te stessa nella vita sportiva.

Rimanendo in tema Olimpiade, che rapporto hai con Federica, la tua compagna di oro olimpico ?

Mi sento legatissima a Federica, il destino ci ha voluto unire in questa nostra impresa. Vivendo e allenandoci praticamente sette giorni su sette sempre insieme ci sentiamo quasi una coppia a tutti gli effetti. Come tutte le coppie abbiamo i nostri alti e bassi, però entrambe sappiamo esattamente cosa vogliamo quindi nonostante le differenze anche a livello caratteriale siamo sempre riuscite a trovare l’equilibrio che ci ha permesso di arrivare lontano.

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Chiudendo con le domande sull’Olimpiade, qual è il tuo ricordo più bello legato al canottaggio ? Escludendo l’oro olimpico

Trovarne uno è veramente difficile, perché ne ho tre a cui sono legata moltissimo, tutti che fanno riferimento a quando ero anche nelle categorie giovanili. Il primo risale al 2012, quando volevo smettere di remare a causa di un problema al ginocchio, però ho iniziato ad uscire in barca e a fare le gare con una ragazza, Arianna Mazzoni, che sarebbe poi diventata una mia grande amica, che non mi faceva pesare niente, anzi, mi aiutava a ridere e a farmi stare bene. Nel 2013 vinsi invece il mio primo mondiale nella categoria junior, in quattro di coppia. Io e le altre tre ragazze abbiamo legato tantissimo, tant’è che tutt’ora siamo amiche e molto spesso ricordiamo questa avventura vissuta insieme. L’ultimo ricordo è legato alle Universiadi del 2015, dove in doppio, insieme alla mia compagna di barca Eleonora Trivella

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Parlando sempre di ricordi, qual è stata la scintilla che da piccola ti ha fatto dire “voglio fare canottaggio” e soprattutto quando è stato il momento in cui ti sei resa conto che volevi che il canottaggio facesse parte della tua vita come lavoro ?

Il canottaggio l’ho conosciuto quasi per caso, perché mi ricordo che a dieci anni iniziai a farlo solo perché due mie amiche hanno deciso di iniziare a farlo. Allora per non stare da sola ho deciso di seguirle ed è stato amore a prima vista fin da subito. Per quanto riguarda la seconda parte di domanda posso dire che era una cosa che non mi aspettavo minimamente. Prima che io entrassi in Fiamme Gialle, pochissime donne potevano dire di poter vivere di canottaggio a tutti gli effetti e io facevo una vita normale a tutti gli effetti, studiavo in università e mi allenavo regolarmente. Quando il comandante della Finanza mi ha proposto ero la donna più felice del mondo e ho accettato subito perché volevo scommettere su di me e sul canottaggio

Vista la molta sfortuna nell’ultimo anno a livello di infortuni, com’è stato tornare a gareggiare in campo internazionale ai mondiali di quest’anno ?

A livello professionistico è sempre dura tornare a gareggiare ad alto livello dopo che si è stati fermi per tanto tempo. Penso sia una delle cose peggiori che possa capitare a uno sportivo, essere obbligati a stare fermi per cercare di rientrare il prima possibile. Poter ritornare a gareggiare è stato bellissimo, quasi un atto liberatorio dopo mesi d’attesa, ma al tempo stesso è stato un mezzo disastro perché siamo arrivate molto dietro. Il fatto di essere stata ferma e quindi aver perso parecchio allenamento rispetto alle altre atlete è una cosa che mi ha fatto parecchio male, però al tempo stesso mi da la carica per allenarmi meglio e più forte per farmi trovare pronta l’anno prossimo.

Collegandomi alla tua ultima frase, hai buoni propositi per l’anno prossimo ?

La cosa che maggiormente mi auguro è di finirla con tutti questi infortuni, perché mi hanno abbastanza stufato e voglio tornare ad avere la continuità con gli allenamenti che avevo fino all’anno scorso. Voglio tornare a essere quella pre infortunio e continuare a dimostrare quello che valgo perché sento che ho ancora molto da dare al canottaggio.

Prima abbiamo parlato di ricordi più belli legati al canottaggio, hai invece per caso dei rimpianti ?

Assolutamente no, in ogni singolo allenamento e in ogni singola gara ho sempre dato il meglio di me stessa e anche oltre in modo di non avere rimpianti. Ovviamente dopo Tokyo sono stata parecchio tempo ferma ma erano problemi che non dipendevano da me in quanto atleta, quindi non posso definirli grossi rimpianti.

Ultima domanda e poi ti lascio ai tuoi allenamenti, ti senti quindi orgogliosa di essere, insieme a Federica, un modello e un esempio per il canottaggio femminile in Italia ?

Sicuramente, essere un esempio per il canottaggio femminile è una cosa che mi riempie di orgoglio e che mi sprona a fare sempre di meglio per fare in modo di portare sempre più ragazze a praticare questo fantastico sport.

Immagine in evidenza: ©Getty Images

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Matteo Salina

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