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Penna all’Atleta: “Thank You, San Antonio” – by Tony Parker

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17 anni con una sola maglia, segnati dalla bellezza di ben 4 titoli vinti.

17 anni vissuti all’interno di un’organizzazione che ha pochi, se non nessun eguale nella Lega.

17 anni dopo il suo arrivo in NBA, Tony Parker ha deciso di chiudere il capitolo Spurs della sua carriera per approdare ( e probabilmente terminare ) la sua attività agonistica con la maglia degli Charlotte Hornets.

Nella seguente lettera scritta per The Players’ Tribune, il playmaker francese classe ’82 ha ripercorso le varie tappe della sua vita con gli Spurs, analizzando compagni, allenatore e tutto quello che ha fatto diventare la franchigia texana una delle migliori squadre in circolazione per quasi un ventennio.

“Bene – allora imaginate questo: avete un importante colloquio di lavoro che sta per arrivare. Avete lavorato una vita intera per riuscire ad entrare in questo campo. Ed è in questa compagnia che, wow…per questo lavoro, in questa azienda? Deve essere uno dei primi posti in cui lavorare. Il colloquio è a metà strada in tutto il mondo, ma non ti interessa. Salite su un aereo, volate attraverso l’oceano per incontrare i boss dell’azienda.

Suona promettente, vero?

Solo, ora ecco dove le cose vanno male. Forse è il jet-lag, forse è il nervoso – ma qualunque cosa sia, quando arrivi al colloquio, non ti senti davvero te stesso. Ti guidano attraverso alcuni esercizi, e amico, è frustrante. Perchè non importa quando duramente tu ci provi, oggi sei solamente un gradino sotto. Sembri sopraffatto e non qualificato. E dopo circa 10 minuti, il grande capo dice che aveva visto tutto quello che aveva bisogno di vedere. Questo è tutto. Hai finito. Grazie di essere venuto.

Suona come un incubo, vero?

Beh, come potete probabimente intuire, quella storia è la mia storia. Quello era il mio primo allenamento con una squadra NBA, durante la prassi Pre-Draft nel 2001 – e fu un disastro. Ho assolutamente fatto schifo. E quando finì, pensai che i miei sogni NBA erano altrettanto terminati.

Ma nel mentre che voi avete indovinato che quella storia è la mia, scommetto che non molti di voi indovinerete con quale team della lega avvenne il mio allenamento da incubo.

Fu con gli Spurs.

È vero – giocai probabilmente il basket più osceno della mia vita, nel peggior momento possibile, proprio di fronte a Coach Pop e a tutti loro. Pop e R.C. ( Buford ndr ), loro avevano portato questo tizio chiamato Lance Banks, un ex-giocatore NBA, per guidare il mio allenamento, e mi dominò. Mi fece sembrare…beh, mi fece sembrare il bambino adolescente che ero.

E immagino di portare questa storia perchè, sapete – molte persone, pensano di Gregg Popovich come questo ragazzo “duro”. Ma ti dirò, è divertente: potrei anche non essere riuscito ad arrivare nella Lega se Pop non avesse deciso di darmi una seconda possibilità per fare una prima impressione su di lui. Mi invitò di nuovo per un altro allenamento, e ho fatto in modo di non rovinare tutto. Questa volta giocai molto meglio contro Lance. Me le ha comunque date abbastanza bene, ma ho tenuto abbastanza. E penso di aver esibito alcune delle cose che so fare sul campo. E amico, è pazzesco. perchè la prossima cosa che sapete, Sto guardando il Draft, ed è – With the 28th pick in the 2001 Draft, the San Antonio Spurs select Tony Parker, of Racing Club Paris, France.

In altre parole: ho ottenuto il lavoro 🙂

E adesso sono passati 17 anni – e quasi non ci posso credere, sapete? Eccomi qui, quello stesso bambino di 19 anni. Solo adesso, all’improvviso, sono quest’uomo cresciuto di 36 anni. E sto partendo per un lavoro da qualche altra parte.

Ma prima di passare alla mia prossima opportunità a Charlotte, spero che vada bene a tutti se scrivo solo poche parole.

Jesse D. Garrabrant/NBAE/Getty Images

La gente parla molto della “Cultura Spurs”…talmente tanto che penso a volte potete quasi perdere di vista cosa significhi. Ma anche con tutto questo parlare, ci sono alcuni momenti dai miei tempi a San Antonio che ancora risaltano – e penso che mi aiuti a capire qual è la differenza, e il grande privilegio, di essere arrivato in questa Lega da giocatore Spurs.

Una delle cose riguardo all’essere arrivato da giocatore giovane in una squadra di veterani, una squadra che ha già vinto un titolo e ha l’obiettivo nella mente di vincerne molti altri, è che non c’è questo stesso spazio per errore che potresti avere come un giovane giocatore scelto da una squadra in lotteria – dove possono semplicemente dirti “O.K., non ti preoccupare del resto, ci concentreremo solo sul tuo sviluppo quest’anno”. E sì, è vero: con gli Spurs, eravamo costruiti per vincere. Vincere era la cosa più importante. Ma ciò che ricorderò sempre, e a cui sarò sempre grato durante quegli anni, è come – anche con queste priorità – in qualche modo il mio sviluppo non fu mai lasciato indietro.

I veterani mi presero subito sotto la loro ala. Loro hanno sempre fatto spazio per questo – e non intendo in questi enormi, evidenti “ferma tutto e insegna al bambino francese il significato della vita” tipo di modi. Solo cose molto sottili: una lezione veloce qui, una breve conversazione là.

Con un ragazzo come David ( Robinson ndr ) …voglio dire, era magnifico da vedere. Avete questo eletto Hall of Famer, ed è in corsa per un altro titolo – eppure non mi sta guardando, questo giovane ragazzo viene portato con sè, come un peso. Con David, e con gli altri veterani negli Spurs, sembrava sempre che questa fosse la maniera naturale delle cose. Ognuno aveva la sua aspettativa di vincere il titolo. Ma poi avevano anche quest’altra responsabilità, che apprezzavano altrettanto, di lasciare la squadra in una condizione migliore rispetto a quando l’hanno trovato. Quella per me è la cultura Spurs, sapete? Soddisfando alle tue aspettative, facendo anche spazio per questa più grande responsabilità al tutto.

Certo, la ragione più grande per cui la cultura Spurs esiste…questo è abbastanza semplice, non è vero? Abbiamo avuto uno dei migliori giocatori di sempre per 19 stagioni, Tim. Ma il fatto con Tim è che non fu solo il miglior giocatore in quegli anni. Era anche il miglior compagno di squadra. O.K., questo forse è un clichè. Ma non credo che le persone realizzino quanto dell’intera cultura della nostra squadra possa essere riportata a solo Tim che è rimasto Tim. Quella è la verità.

Ecco un esempio: la gente avrebbe sempre chiesto riguardo al perchè i ragazzi nella nostra squadra erano così facili da allenare – su come ci è sempre sembrato di spremere quasi i migliori risultati possibili da ogni giocatore che è passato attraverso la nostra organizzazione. E come, quando nuovi ragazzi sarebbero venuti qui, sembrerebbero migliorare magicamente, sapete, o trasformare la loro etica di lavoro, o liberarsi di questo difetto che si era trattenuto sulle loro spalle. E dico sempre alla gente, quella non era magia. Io dico loro che abbiamo avuto un coaching staff d’èlite, un training staff d’èlite, di sicuro. Dico loro che abbiamo avuto ovviamente un capo allenatore unico nel suo genere, Pop. Ma se volete sapere la cosa che ci ha contraddistinto di più in queste situazioni? È Timmy, amico. Fu davvero Timmy. Semplice.

Perchè ecco la cosa con Duncan: è stato il più grande giocatore di sempre? Non lo so – è il migliore con cui ho mai giocato, lo dirò, e lascerò che gli esperti lo prendano da lì. Ma ecco una cosa che ti dirò assolutamente: Timmy è stato il giocatore più facile da allenare di sempre.

Quella per me è sempre stata la nostra arma segreta: vedete questo giocatore conosciuto in tutto il mondo, questo All-NBA First Team, MVP delle Finals, che sta per diventare il ragazzo MVP della Lega, ed eccolo in allenamento, disposto ad essere allenato come se stesse lottando per un posto nella squadra. Era irreale. E se pensate che sia troppo passivo come comportamento per una stella? Beh, allora non stai pensando al livello di Tim. Perchè Tim sapeva la verità: che era quello di lasciarsi allenare in quel modo, sapete…quello è vero carisma, vera spavalderia. Sembrava che stesse sfidando tutti gli altri nella palestra: il miglior giocatore della Lega è disposto a mettere il suo ego in disparte per il bene della squadra.

E quello era il patto, sapete? I ragazzi sarebbero entrati, avrebbero dato un’occhiata in giro, e alla fine avrebbero fatto ciò che fa Tim.

Credit: Getty Images

E allora se Tim era la forza trainante del programma che avevamo costruito – devo dire che Pop era il secondo ma molto vicino.

È difficile spiegare cosa rende Pop un leader così speciale. Certo, ci sono le cose che conosci: lui è un comunicatore geniale, un acuto pensatore, un motivatore brillante, e un ragazzo eccezionale a tutto tondo. Ma penso che ciò che lo rende unico come allenatore NBA sono i suoi principi: il modo in cui li ha stabiliti dall’inizio – e poi il modo in cui li ha seguiti da allora.

Qualche volta questi principi sono in tuo favore, ed è ciò che vuoi sentire. Quando ottenni il secondo allenamento pre-draft, anche se avevo sbagliato totalmente il primo…quello era Pop che agiva solo sui principi, sapete? Pensava di vedere un buon giocatore in me, punto. E quindi non gli importava se avevo avuto un brutto allenamento – non avrebbe lasciato che quella sciocchezza interferisse con ciò che il suo istinto gli avrebbe detto di fare: ossia darmi un altro sguardo, e poi draftarmi. E fu la stessa cosa quando, nel mio anno da rookie, Pop inizio a darmi sempre più tempo di gioco – al punto da essere solo secondo a Tim in minuti nella serie dei Playoffs contro i Lakers, a quasi 40 a sera. E fu la stessa cosa quando, circa 5 anni dopo, Pop ci diede il via libera per iniziare a gestire l’attacco un po’ di più a modo mio – al punto di guidare la squadra in punti nel 2006, e poi, come l’ho capito durante i Playoffs del 2007, vinsi anche l’MVP delle Finals.

Ma c’è anche l’altra faccia della moneta, quando si tratta dei principi di Pop. Qualche volta queste stesse idee, adesso non sono a tuo favore…e questo può essere molto difficile da sentire. È ciò che successe a me nei playoffs del 2003. Per tutta la stagione, partii da playmaker. Ma poi durante i Playoffs, quando iniziai a soffrire un po’, Pop fece la chiamata per fare in modo che Speedy e Steve entrassero per me nei finali delle partite. Fu ciò che accadde anche  più tardi in quella stessa estate, quando – dopo aver aiuto la squadra a vincere il 2^ titolo ( il mio primo ) da point guard di 21 anni – le chiacchiere di free agency iniziarono su come avremmo fatto un duro lavoro per Jason Kidd, una stella, una point guard veterana. E poi una un’altra dura esperienza da giovane giocatore fu le Finals del 2005, quando vincemmo il nostro 3^ titolo ( il mio secondo ), ma Pop decise di affidare a Manu ( Ginobili, ndr ) alcune delle mie responsabilità per quella serie.

Vedete quello che sto dicendo?

Ecco la cosa, però, con tutte quelle esperienze, sia quelle buone che quelle cattive: tutte mi hanno reso un giocatore migliore – e tutte mi hanno reso una persona migliore. E questo è solo Pop, amico. È questo che lo rende così speciale. Non sono caz***e quando ti sta dicendo queste parole di incoraggiamento…e non sono caz***e quando ti sta dicendo queste parole di critica. Quando ti fa partire titolare, quando ti fa partire dalla panchina, quando ti consegna le chiavi dell’attacco, o anche quando sta vendendo le chiavi in giro nella Free-Agency a qualcun altro…amico, stai ancora ricevendo lo stesso Pop, operante con lo stesso principio, ogni volta. E quel principio è: qualsiasi cosa accada al suo controllo, accade per un motivo ed un motivo soltanto. Il bene degli Spurs.

Come puoi non rispettare ciò?

E la verità è che, tra poco, non solo la rispetti – lo impari anche tu.

Penso che questo sia il perchè vedete gli Spurs, a livello di organizzazione, così bravi a destreggiarsi con questi grandi nomi, molti di questi grandi giocatori, tutti allo stesso tempo. Perchè chiunque sia il ragazzo, non importa – la questione non cambia mai. È sempre quella stessa domanda di Pop: Cosa accadrà qui, è per il bene degli Spurs?

Se Timmy sta dominando nelle Finals del 2003 – allora io e Manu, abbiamo il sorriso sulle nostre facce.

Se Manu e quei suoi capelli flosci – Manu, perchè cambi i tuoi capelli?? Amico era inarrestabile con i capelli flosci – sta dominando nelle Finals del 2005, allora io e Timmy, abbiamo il sorriso sulle nostre facce.

Se le cose stanno andando a modo mio nelle Finals del 2007, e sto entrando “in the zone”, allora Manu e Timmy, sapete, potete scommettere che anche loro hanno il sorriso sulle loro facce.

E pure se non è uno di noi tre, sapete? Se non è nessuno del trio orignale, e adesso all’improvviso è la nostra giovane arma, Kawhi, dominante nelle Finals del 2014 – amico, Timmy, Manu ed io, non avete mai visto sorrisi come quelli che avevamo quando stavamo sollevando quel trofeo.

Tutto quello che volevamo, alla fine, era vincere titoli insieme. Era tutto ciò che contava. Era l’obiettivo di Pop, ciò significava che era anche il nostro.

Ciò significava che era l’obiettivo degli Spurs.

L’ultima decisione di Pop della mia carriera Spurs, dirò, penso che sia molto eloquente – perchè era come se la scarpa fosse sull’altro piede. Questa volta era Dejounte ( Murray, ndr ) che stava recitando il mio ruolo, il giovane playmaker Spurs che stava per ricevere alcune notizie. E allora adesso era quasi come fossi, per lui, la figura stile Pop che guidava la conversazione.

Un giorno mi avvicinai a Pop, e gli dissi i miei pensieri: era il momento per Dejounte di essere a tempo pieno il nostro playmaker. Non volevo che fosse una cosa drammatica , o una cosa dell’ego, o una delle cose da grandi media, ma volevo solo uscirne allo scoperto – per il bene dello sviluppo di Dejounte e per il bene della squadra. Pop era d’accordo e mi ringraziò. E poi ebbi la stessa conversazione con Dejounte. Lui ne era grato.

È stato agrodolce? Sapete, non voglio sembrare qui un robot o altro, ma non lo è stato. È un fatto di disciplina, penso. Era il modo in cui sono cresciuto, e come sono cresciuto da giocatore – per andare sempre avanti. Certo, non fraintedetemi: di tanto in tanto, sapete, Manu, Timmy ed io ci riuniremo per cena…e quando questo accade, di sicuro, poi è tempo di un po’ di nostalgia. Non puoi aiutare ciò – e abbiamo questo bel momento, condividendo tutti questi grandi ricordi avanti e indietro. Ma quando si è nella stagione? E sono in modalità Lavoro? Penso che quando sei in modalità Lavoro in questa Lega, devi essere molto disciplinato: di lasciare il presente che resti il presente, e il passato che resti il passato.

Ed ecco come ho cercato di mantenere quel momento. Volevo far sapere a Dejounte che se l’era guadagnato – ma anche che la decisione che era venuta fuori, alla fine, era la stessa identica cosa che sarebbe sempre venuta fuori durante il suo tempo in San Antonio: il bene degli Spurs.

E penso che per la maggior parte era come ho voluto che quest’estate sia andata. Tra qualche anno, quando mi ritirerò, immagino che ci sarà tempo per la nostalgia. Ma nel frattempo? Ho firmato un biennale con Charlotte, e sono molto entusiasta di averlo fatto. Sarà una nuovissima esperienza per me, con una nuova organizzazione. E se state cercando una seconda squadra per la quale tifare, ad Est, sapete…forse anche darci un’occhiata 🙂 prometto che gli faremo patire le pene dell’inferno.

Ma soprattutto voglio solo dirvi grazie.

Grazie all’organizzazione Spurs, da cima a fondo, per la più grande opportunità della mia vita – e per i 17 anni del più grande lavoro sulla terra. Grazie tifosi Spurs, ovunque, per essere stati sempre presenti, per essere stati rumorosi, e sempre, avermi difeso. Grazie alla città di San Antonio, per essere l’unica cosa con la quale posso chiamarla adesso: casa.

La verità è, so che è impossibile riassumere cosa ha significato per me il mio tempo con gli Spurs, in una lettera come questa.

Ma credo che questa è anche la bellezza della pallacanestro, e della vita in un certo senso. Come può diventare meno di un riassunto di cose – e più di una collezione di momenti. Come tu…diventi questi momenti, sapete cosa voglio dire? Tutte queste relazioni, e conversazioni, e lezioni, e decisioni. Tutte queste piccole cose che ti vengono in mente di soppiatto, e iniziano a modellarti, ed eventualmente, se sei fortunato, ti definiscono anche.

E mentre non proverò a definire cosa sono diventato, in questi 17 anni, in una singola lettera…posso dire certamente questo: devo ringraziare gli Spurs e San Antonio per tutto ciò.

Lo porterò con orgoglio.


Episodio precedente: Penna all’Atleta: No Moral W’s – by Donovan Mitchell


A cura di Michele Moretti ( MMoretti24 )

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Michele Moretti
Nato e cresciuto con la passione per lo sport. La pallacanestro nel mio cuore, seguita e praticata sin da bambino. Calcio, Ciclismo e Tennis le altre discipline che guardo appassionatamente. Qui per provare a raccontarvi le emozioni che lo sport ci regala ogni giorno.

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