Ciclismo

Questa Vuelta a España può ancora dirci qualcosa?

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Due settimane di Vuelta a España 2023 sono alle spalle. La vittoria di Rui Costa (Intermarchè-Wanty Circus), a Lekunberri, davanti a Santiago Buitrago (Barhain-Victorius) e Lennard Kamna (Bora-Hansgroe) ed al resto della fuga hanno fatto da epilogo ad una seconda settimana che per tratti ha capovolto questa corsa come un calzino e per altri ne ha rappresentato lo svolgimento da tutti previsto.

La Jumbo-Visma sta dominando la classifica generale con tre corridori nelle prime tre posizioni della classifica e sembra in pieno controllo della situazione. Il finale pare sia uno di quelli scontati, ma questa corsa ha ancora qualcosa da dire? Scopriamolo insieme!

Il ballo del calabrone

Era previsto da tutti un dominio della corsa da parte della Jumbo-Visma, ma non di queste dimensioni. Tre corridori, Sepp Kuss, Primoz Roglic e Jonas Vingegaard ora occupano i tre gradini del podio e per scalzarli di lì l’esercito di spagnoli che seguono (Juan Ayuso, Enric Mas, Marc Soler, Mikel Landa) deve inventarsi un gran numero. Ma soprattutto avere delle gambe clamorose.

Un dominio incontrastato che ha visto il suo picco nella tredicesima tappa, quella con arrivo al Col du Tourmalet. In questa occasione la Jumbo ha piazzato tre uomini ( in ordine Jonas Vingegaard, Sepp Kuss e Primoz Roglic) nelle prime tre posizioni di tappa. Gli stessi poi si sono andati a piazzare nelle prime tre posizioni della classifica generale.

Ma andiamo con ordine.

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Ad inizio settimana Sepp Kuss è partito in maglia rossa ma sembrava ovvio un passaggio di consegne con uno dei due capitani.

Forse alla cronometro? Forse sul Tourmalet?

Nulla di tutto questo è avvenuto. Alla cronometro di Valladolid, vinta dal nostro Filippo Ganna (Ineos Grenadiers), Sepp Kuss si è difeso egregiamente chiudendo sorprendentemente al tredicesimo posto. L’americano ha lasciato pochi secondi per strada e soprattutto ha difeso la maglia rossa dall’assalto di Marc Soler (UAE Emirates). Quest’ultimo è stato protagonista di una prestazione formidabile (ottavo), ma che non è bastata per recuperare i quarantatre secondi di ritardo che lo separavano dall’americano.

Al primo giorno di riposo tra le tante domande poste in un precedente articolo ci si chiedeva quando sarebbe stata presa la decisione su chi dovesse avere i gradi di capitano tra i tre Jumbo-Visma. Una domanda che un po’ tutti si sono posti, ma nel momento in cui è stata posta ad uno dei diretti interessati, Primoz Roglic ha addirittura risposto ridendo “forse ne arriverà un quarto”. La risposta è arrivata con molta probabilità nella giornata di venerdì.

Col d’Abisque, Col des Spandelles e l’arrivo sul mitico Tourmalet. Gli ingredienti per far danni c’erano. E così è stato. Corsa durissima dall’inizio da parte di una Jumbo-Visma poco intenzionata a lasciar spazio ai fuggitivi, tanto che una fuga vera e propria non c’è stata. Solo un ritmo infernale imposto da Dylan Van Baarle e Robert Gesink.

Grandi nomi hanno provato anche ad andare in fuga. Tutti rimbalzati.

Sulle prime rampe del Col d’Abisque Joao Almeida (UAE Emirates) ha iniziato a pagare qualcosina, saranno sei minuti a fine giornata. Poi ai -90 km accade l’impensabile.

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Si vedono una serie maglie Soudal Quick-Step in coda al gruppo. Ok la squadra di Remco è esplosa, nulla di nuovo. Poi in un tornante la sagoma dello scudiero Jan Hirt lascia spazio allo sbalordimento.

Remco Evenepoel è staccato di una cinquantina di secondi dal gruppo maglia rossa.

In cabina di commento se ne sono accorti dieci minuti buoni dopo che è successo. In gruppo no. Da lì in poi un vero e proprio carnaio con corridori sparsi ovunque lungo il percorso. E nel frattempo che si consumava l’agonia del povero Remco Evenepoel, davanti si celebrava l’apoteosi della Jumbo-Visma.

In tutta la giornata nel gruppo di testa il minimo sindacale di presenza di corridori giallo-neri era di 4 membri, ai tre capitani spesso si aggiungeva un ottimo Wilco Kelderman, in rirpesa, ed ogni tanto faceva capolino la sagoma di un inesauribile Robert Gesink. Mentre il resto della compagnia poteva contare su uno/due corridori di cui uno sempre al gancio.

Nei primi giorni di gara l’impressione era che tra i tre fosse Jonas Vingegaard quello con meno smalto. La cronometro anche aveva dato questa indicazione, solo decimo ad un minuto circa da Roglic e Remco. Tutti pronti a darlo per spacciato per la lotta alla maglia rossa e lui, come se avesse letto tutto e volesse mandare le critiche al mittente, ha deciso venerdì di prendersi una piccola rivincita.

Il danese, trionfatore al Tour de France, ha iniziato a dar prova della sua buona condizione già dal Col des Spandelles con qualche timida accellerazione. Poi ad otto chilometri dalla conclusione, sulle rampe del Tourmalet, ha salutato definitivamente la compagnia andandosene da solo fino al traguardo, cedendo solo leggermente nell’ultimo chilometro.

Dietro Sepp Kuss e Primoz Roglic hanno svolto un ruolo da stopper, allungando nel finale quanto bastava per stanare mentalmente il resto della compagnia.

Lo spirito combattivo delle prime giornate di Primoz Roglic pare, invece, si stia leggermente affievolendo. A cronometro si è difeso alla grandissima lasciando per strada solo venti secondi a Remco Evenepoel. Nella tappa del Tourmalet però non ha mai preso l’iniziativa in prima persona, lasciando questo ruolo a Vingegaard. C’è da dire però che il danese si è mosso anche per motivazioni extraciclistiche, dicasi la voglia di dedicare la vittoria alla figlia in occasione del suo compleanno. Quindi può essere sia stata una decisione presa dal mattino quella di lasciare al danese il ruolo di attaccante.

Il giorno dopo, in occasione dell’arrivo a Larra-Belagua, nel gruppo non è successo molto. L’ultima salita era veloce, quindi fare selezione era molto difficile. Un dettaglio però non è passato inosservato: negli ultimi chilometri di ascesa Primoz Roglic occupava costantemente le ultime posizioni del gruppo. Lontano dai suoi compagni di squadra Vingegaard e Kuss i quali non sono mai scesi oltre la decima posizione lungo tutta la giornata.

Primi segnali di un crack imminente o decisione tattica di controllare gli avversari da dietro? L’ultima settimana è abbastanza dura per darci una risposta più chiara.

La faccenda Sepp Kuss maglia rossa si fa tremendamente seria. Sul Tourmalet mentre davanti Vingegaard allungava, l’americano si è reso protagonista di una prestazione monstre rispondendo ad ogni timido tentativo di allungo dei rivali. Partendo lui poi in prima persona non appena ha capito di non poter intaccare la vittoria parziale di Vingegaard. Ai microfoni i due capitani della prima ora stanno giurando fedeltà alla causa dell’americano, quindi ora è tutto nelle gambe dell’americano.

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Tre Gran Tour in un anno potrebbero presentare il conto quando meno se lo aspetti. Bisognerà vedere come andrà a gestire i giorni complicati, che prima o poi capitano a tutti.

Remco la fenice

La seconda settimana per Remco Evenepoel era iniziata sotto degli ottimi auspici. Secondo nella cronometro di Valladolid, scavando margine su tutti i diretti rivali per la classifica generale. Poi venerdì sul Tourmalet il buio. Dai meno novanta chilometri al traguardo fino all’arrivo sul Tourmalet scortato dalla squadra in una delle giornate più buie della sua carriera.

Saranno ventisette i minuti di ritardo accumulati all’arrivo dal vincitore di giornata, Jonas Vingegaard.

Nessun virus, nessuna caduta, “il serbatoio era semplicemente vuoto” dichiarerà qualche ora più tardi sui social. In molti si aspettavano un ritiro immediato del campioncino belga, così non è stato. Il giorno dopo dal chilometro zero Evenepoel si è lanciato in un assalto furioso per portar via la fuga di giornata. Sempre davanti a fare il ritmo a testa bassa, come se fosse una lunghissima cronometro, lui ed i suoi pensieri.
Ad ottantuno chilometri dal traguardo, rimane il solo Romain Bardet (DSM-Firminech) a godersi lo spettacolo, poi ai meno quattro chilometri dal traguardo rimane il solo belga davanti. Senza nemmeno allungare, cede semplicemente Bardet.

Prima un metro, poi dieci, poi cento e poi l’arrivo in lacrime come a voler chiudere un cerchio tremendo durato ventiquattro ore. Alla fine sarà un minuto di vantaggio per il belga, che nel frattempo si porta a casa la seconda vittoria di tappa dopo Arsinal e la sesta maglia diversa indossata in questa Vuelta (maglia del team Soudal-Quickstep nella cronosquadre, campione nazionale belga in linea, campione del mondo a cronometro, maglia rossa di leader della classifica generale, maglia bianca di leader della classifica dei giovani, maglia a pois di leader della classifica degli scalatori).

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Il giorno dopo stesso copione. Remco prova ad andare in fuga per calare il tris, ci riesce dopo un’ora e mezza di corsa pancia a terra ma viene beffato da tre assi dell’antico mestiere della fuga che lo lasciano sul posto nel momento giusto: Rui Costa, Santiago Buitrago e Lennard Kamna. Perchè si per andare in fuga bisogna avere gambe, ma vincere dalla fuga è anche una questione di furbizia. E chi meglio di quella vecchia volpe di Rui Costa lo sa.

Condizioni di esistenza

Ha perso le chance di vincere la classifica generale ma c’è da dire che questa versione di Remco cacciatore di tappe è molto divertente da vedere. E può essere un ago della bilancia non indifferente nello svolgimento della terza settimana.

Quanto può metterci un uomo di classifica a decidere di unire le forze con Remco per provare a capovolgere tutto? Non nella tappa dell’Angliriu. Sarebbe troppo prevedibile. Ma il giorno dopo, la tappa con arrivo a La Cruz de Linares ben si presta a qualche imboscata da parte di chi vuole recuperare tempo in classifica. Il trucco? Riuscire a stare a ruota di Remco Evenepoel nel tratto iniziale di pianura e sfuggire al controllo degli sceriffi della Jumbo-Visma, Robert Gesink e Dylan Van Baarle.

Insomma due condizioni di esistenza molto complicate a cui prestarsi. Chi potrebbe realizzarle? Juan Ayuso ad esempio. Lo spagnolo ha vissuto una buona seconda settimana, salvando il salvabile sul Tourmalet e provando anche un timido attacco il giorno dopo sul Puerto de Larrau.

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Tra i non-Jumbo sembra quello che vada più forte, e soprattutto ha una squadra ben attrezzata. Ora che Joao Almeida ha salutato le velleità di classifica perdendo sei minuti sul Tourmalet è a pieno servizio del giovane spagnolo. Come anche Marc Soler, che ancora nella parte alta della classifica, ma non altissima e quindi potrebbe esser sacrificato per una causa superiore. La maglia rossa.

Gli altri corridori presenti nei primi posti della classifica generale, i vari Mikel Landa (Barhain-Victorius) , Enric Mas (Movistar), Aleksandr Vlasov (Bora-Hansgroe) per la loro storia personale non hanno un’indole d’attacco e preferiscono spesso vivere sulle ruote dei primi della classe. Quindi è improbabile che abbiano la voglia di muovere le acque.

Menzione d’onore va fatta anche per i due belgi Cian Ujltebroeks (Bora-Hansgroe) e Steff Cras (Total Energies) che zitti zitti stanno correndo una grande Vuelta. Sempre in quota con i migliori quando si parla di passo, cedendo leggermente nel momento decisivo.

Di fughe e di volate

Oltre che per il crollo di Remco Evenepoel e il dominio Jumbo-Visma, questa seconda settimana è stata caratterizzata da delle fughe di una qualità non indifferente.

La tappa con arrivo a Laguna Negra, ad esempio, ha visto la fuga della prima ora composta da addirittura ventisei corridori tra cui corridori di primo ordine come Geraint Thomas e Filippo Ganna (Ineos Grenadiers), corridori che non hanno bisogno di presentazione, Andreas Kron (Lotto-Dstny, già vincitore di una tappa in questa Vuelta a España), Andrea Piccolo (EF-Education Easy Post, già maglia rossa), il talentino Romain Gregoire (Groupama) e colui che alla fine l’ha spuntata ossia Jesus Herrada, corridore esperto della Cofidis.

Come spesso accade quando si vuole andare in fuga nelle giornate dure non ci si va per caso, bisogna essere in una grande condizione. D’ora in avanti, in questa settimana con molta probabilità i nomi che vedremo in fuga saranno sempre gli stessi: Michael Storer (Groupama), che riesce sempre a trovare la sua dimensione nella Vuelta a España, Lennert Van Etvelt (talentino della Lotto Dstny già terzo a Larra-Belagua), Santiago Buitrago (Barhain-Victorius), Lennard Kamna (Bora-Hansgroe) e Romain Bardet (DSM-Firminech).

A questi nomi si aggiungeranno nomi di gente che è partita da Barcellona con ben altre ambizioni. Salvo poi dover resettare la propria Vuelta verso altri obiettivi, vedasi Remco Evenepoel (di cui già si è parlato sopra) che sembra voler puntare con decisione alla maglia a pois di miglior scalatore e Lenny Martinez (Groupama), ex maglia rossa. Il francesino dal terzo posto in classifica generale è crollato al diciannovesimo posto a quasi quaranta minuti dal leader, Sepp Kuss.

In questo elenco sarebbe ben calzato il nome di Geraint Thomas (Ineos Grenadiers), che sta cercando in qualche modo di dare un senso alla sua Vuelta a España, ma purtroppo il gallese nella tappa di Lekunberri è rimasto vittima di una rovinosa caduta. Saranno quindi da valutare le sue condizioni fisiche.

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Le chance per la fuga in questi giorni che stanno per arrivare ci sono. Già a partire da domani con la tappa di Bejes, passando per le due tappe centrali (la tappa dell’Angliriu e la tappa con arrivo a La Cruz de Linares, anche se molto dipenderà dalle intenzioni del gruppo). In ultima battuta anche la tappa di sabato ben si presta ad attacchi da lontano.

In questa terza settimana oltre che per fughe un minimo spazio verrà lasciato ai velocisti con due arrivi a loro dedicati, venerdì e di domenica (passerella finale a Madrid). Nella scorsa settimana una sola tappa si è conclusa allo sprint con la vittoria di Juan Sebastian Molano (UAE Emirates), guidato alla perfezione dal suo pesce pilota Rui Oliveira che ha fatto valere tutta la sua esperienza da pistard.

Kaden Groves (Alpecin- Deckeunick) ha chiuso al secondo posto consolidando ancor di più la sua leadership nella classifica a punti, che non dovrebbe essere più in discussione.

Vedremo se però i vari Boy Van Poppel (Intermarchè-Wanty Circus), Marjin Van Den Berg (EF- Education Easy Post), Orluis Aular (Caja Rural) e Milan Menten (Lotto- Dstny) riusciranno a togliersi qualche soddisfazione personale dopo i vari piazzamenti.

La Vuelta degli italiani

Dopo le due maglie rosse è arrivata anche la prima vittoria di tappa per l’Italia. E da chi poteva arrivare se non da Filippo Ganna (Ineos Grenadiers) nella cronometro di Valladolid. Sulla carta era la cronometro perfetta per il corridore verbanese, quindi non ci sarebbe dovuta essere storia. Ma nelle cronometro di un Grande Giro vanno calcolati altri fattori oltre la cronometro secca: la stanchezza dopo una settimana corsa ad alta intensità ed i corridori di classifica preparati alla perfezione per rendere al meglio in quelle settimane e che quindi in queste occasioni spesso sfoderano grandi prestazioni.

Remco Evenepoel e Primoz Roglic hanno fatto si grandi prestazioni ma non all’altezza della cronometro del granatiere, che ha anche affermato di “essersi più stancato ad aspettare che non a correrla”. La grande seconda settimana di Ganna non si è conclusa lì però.

A Laguna Negra è andato in fuga con il suo compagno di squadra Geraint Thomas e sulla salita finale si è incaricato di fare le selezione nel gruppo di testa tirando con un ritmo forsennato per svariati chilometri. Mr. G non è riuscito poi a finalizzare penalizzato da uno spunto veloce quasi inesistente, però Top Ganna il suo contributo l’ha dato.

Altre soddisfazioni per gli italiani potrebbero arrivare sia nelle volate con Alberto Dainese (DSM-Firminech), che con qualche raid da lontano da parte dei vari Andrea Vendrame (AG2R-Citroen, già in fuga domenica), Matteo Sobrero (Jayco-Alula, già piazzato settimana scorsa), Damiano Caruso e Antonio Tiberi (Barhain Victorius), sempre se non vengano sacrificati per la causa della classifica di Mikel Landa, cosa molto probabile.

Quasi certo invece sarà il ruolo di Mattia Cattaneo (Soudal-Quickstep) in funzione di spalla di Remco Evenepoel. Nella buona e nella cattiva sorte. Come un’ombra il corridore lombardo ha scortato il belga nella via crucis del Tourmalet ed il giorno dopo è andato in fuga con lui per aiutarlo fin quando Remco non ha deciso di prendersi tutto il palcoscenico per sè.

Insomma i motivi per godersi questa ultima settimana di Vuelta a España 2023 ci sono tutti, primo su tutti perchè questa Vuelta ha ancora qualcosa da dirci.


Immagine in evidenza: Unipublic/Sprint Cycling Agency

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Giuseppe Sassano

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