Atletica

Il bilancio dell’atletica leggera italiana a Doha

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Domenica scorsa si è conclusa la XVII edizione dei Mondiali di atletica leggera. La kermesse iridata organizzata a Doha, capitale del Qatar, si è distinta per gare di alto livello, combattute e spettacolari, ma anche per questioni organizzative a dir poco rivedibili: da temperature e condizioni climatiche estreme per le gare su strada alla scarsa affluenza di pubblico sugli spalti del “Khalifa International Stadium”. Tempo di bilanci, quindi, anche per la Nazionale italiana. Il medagliere ci ha visti al trentunesimo posto con una sola medaglia, il bronzo di Eleonora Giorgi nella 50 km di marcia, mentre nella classifica a punti, che prende in considerazione i primi otto classificati di ogni gara, saliamo al ventiseiesimo. Con una lettura superficiale si potrebbe parlare di un altro disastro per la nostra atletica, o comunque di spedizione negativa, ma le analisi è sempre giusto farle in profondità, considerando e valutando nella giusta maniera ogni parametro.

Anche qualche giornalista e addetto ai lavori è caduto nella tentazione di giudicare i risultati degli azzurri rapportandoli soltanto ai loro season best e personal best. È vero che diversi atleti non sono stati capaci di migliorare o avvicinare il proprio primato stagionale, ma questo aspetto è stato possibile notarlo nella stragrande maggioranza di chi ha gareggiato a Doha, non soltanto negli azzurri, complice anche l’inedita collocazione dei Mondiali a ottobre. Ha forse molto più senso dare un’occhiata alle classifiche delle varie gare e confrontarle con le liste d’ingresso delle migliori performance stagionali. A quel punto noteremmo ben altro. Quasi nessuno degli azzurri si è piazzato in una posizione peggiore rispetto a quella che occupava nelle liste delle prestazioni stagionali. Questo vuol dire che è andato tutto bene? Assolutamente no, però è sintomo che la spedizione italiana in Qatar nel complesso non ha disatteso le ragionevoli aspettative. L’atletica nostrana ha vissuto per diversi anni un declino inesorabile culminato nei risultati degli ultimi due mondiali precedenti a Doha. A Pechino 2015 non arrivò nessuna medaglia, a Londra 2017 soltanto il bronzo di Antonella Palmisano nella 20 km di marcia. Ma al di là del medagliere, a far male era stato il desolante panorama generale percepito. Nelle ultime due stagioni, invece, pian piano sono venuti fuori alcuni atleti capaci di ridare qualche speranza. Una crescita lenta, di certo non travolgente, ma che sarebbe ingiusto disconoscere; un punto di inizio da cui ripartire, non l’ennesimo pretesto per cavalcare il disfattismo.

Velocità

Il reparto velocità è probabilmente quello che ha dato più soddisfazioni. Filippo Tortu ci ha riportati nella finale mondiale dei 100 metri dopo 32 anni e si è piazzato settimo. Anche Marcell Jacobs ci è andato vicino, gli sarebbe bastato avvicinare in semifinale la brillante prestazione della batteria. I due giovani sono forti e fanno ben sperare, ma non erano per nulla scontati questi risultati: Jacobs aveva ben 25 velocisti con un season best migliore alla vigilia, Tortu addirittura 38. Poi i due si sono fermati a un passo dalla finale anche con la 4×100, facendo registrare il record italiano. Benissimo Davide Re nei 400 metri: fuori dalla finale per soli sette centesimi, gli stessi che lo hanno separato dal suo record italiano, e poi trascinatore della 4×400 giunta sesta in finale. Risultati di grande rilievo, così come quello della 4×100 femminile, a sorpresa entrata in finale col record italiano, pur non avendo atlete di rilievo a livello individuale né sui 100 metri, dove non avevamo nessuna atleta iscritta, né sui 200 metri, dove Gloria Hooper non è stata positiva in batteria. Delusione invece tra le quattrocentiste. La staffetta è stata la prima delle escluse dalla finale per una manciata di centesimi, mentre nella gara individuale non ha certo brillato Benedicta Chigbolu.

Ostacoli

Anche tra gli ostacoli luci e ombre. Luminosa Bogliolo era reduce da una stagione fantastica in cui più volte aveva sfiorato il primato nazionale e battuto le migliori d’Europa dei 100 ostacoli, ma qui c’era il mondo. Per un posto in finale bisognava superarsi e rischiare, lei stessa ne era consapevole e ci ha provato, finendo con un brutto tempo in semifinale. Mentre in batteria era andata ancora forte, con un 12”80 con cui ha sfiorato di nuovo il record italiano. Nei 110 ostacoli bene anche Hassane Fofana, dodicesimo complessivo in semifinale. Tra gli ostacoli bassi, invece, siamo un po’ mancati. Assenti nel maschile, ci si attendeva di più nei 400 ostacoli da Ayomide Folorunso, che in semifinale è andata più piano del previsto. Bene Yadisleidy Pedroso, che ha sfiorato la finale.

Mezzofondo

Nel mezzofondo in pista ci presentavamo con una rappresentanza sparuta. In campo femminile non era lecito aspettarsi più della batteria dalla giovane Eleonora Vandi negli 800 metri, unica azzurra. Eravamo in pochi anche tra gli uomini. Yeman Crippa ha saputo trasformare la delusione dell’eliminazione in semifinale nei 5000 in carica per affrontare i 10.000, dove si è piazzato ottavo battendo il trentennale record italiano di Totò Antibo con la terza prestazione europea di ogni epoca. Un salto di qualità che lo proietta con fiducia verso le Olimpiadi. Nessun sussulto, come prevedibile, per Yohanes Chiappinelli nei 3000 siepi e per Said El Otmani nei 5000.

Prove su strada

Sulla strada riponevamo le maggiori speranze di medaglia, come da tradizione. Nelle maratone siamo rimasti anonimi, con Sara Dossena, Giovanna Epis e Daniele Meucci vittime delle condizioni climatiche killer di Doha, mentre Yassine Rachik dodicesimo ed Eyob Ghebrehiwet Faniel quindicesimo col personale stagionale non hanno sfigurato. Maggiore era l’hype nella marcia. Nella 20 km donne Antonella Palmisano difendeva il bronzo di Londra 2017, ma non aveva nemmeno una gara alle spalle in tutta la stagione, mentre era attesa ad una grande prestazione e non ha tradito Eleonora Giorgi, alla quale si deve l’unica medaglia italiana della rassegna. Tra gli uomini legittime speranze di podio erano riposte in Massimo Stano nella 20 km, ed in effetti il ventisettenne pugliese ha fatto gara di testa finché ha potuto, ovvero fin quando è arrivata la penalità per marcia irregolare che lo ha messo fuori dai giochi importanti. La marcia continua a confermarsi serbatoio importante per l’atletica azzurra in ottica medaglie.

Salti

Nei salti si sono registrati buoni risultati, come l’ottavo posto di Gianmarco Tamberi nell’alto, reduce da una stagione difficilissima e spintosi fin dove poteva, e di Claudio Stecchi nell’asta. Rimanendo in campo maschile, si sono affacciati ai grandi palcoscenici, seppur con scarse prestazioni, giovani di grandi potenzialità come Stefano Sottile nel salto in alto e Andrea Dallavalle nel triplo. Molte più perplessità tra le donne. Preoccupante l’involuzione di Alessia Trost e Elena Vallortigara, rimaste fuori dalla finale del salto in alto, mentre era complicato attendersi qualcosa di più dalle varie Roberta Bruni, Ottavia Cestonaro, Laura Strati e Tania Vicenzino sulle altre pedane. Ci sarà probabilmente da aspettare con pazienza che prospetti di campionesse come Larissa Iapichino siano pronte a gareggiare tra i grandi.

Lanci

Quello dei lanci è certamente il settore più preoccupante, oltre alle prove multiple, dove non eravamo nemmeno presenti . Delle otto gare tra uomini e donne eravamo presenti soltanto in tre, e quasi senza alcuna speranza di finale. L’unico a distinguersi è stato Leonardo Fabbri, rimasto comunque fuori dall’ultimo atto nel getto del peso, ma con un buon 22.75 metri. Questo si che è un reparto da ricostruire dalle fondamenta.

Conclusioni

Il quadro generale dell’Italia di Doha non è da giudicare insufficiente, considerate le premesse, tanto più se la valutazione viene contestualizzata allargando il discorso al panorama mondiale dell’atletica. È l’Europa tutta ad essersi rivelata in crisi, vedendo quasi dimezzate le proprie medaglie d’oro in soli due anni, dalle 16 di Londra alle 9 di Doha. Basti pensare che anche una nazione come la Francia ha chiuso con soltanto un argento e un bronzo, e per la quinta volta negli ultimi sette mondiali non ha conquistato nemmeno un oro. In Qatar l’atletica ha semplicemente confermato di essere l’unico sport a poter davvero dire di avere ai vertici paesi di tutti i continenti, una globalizzazione che rende estremamente più difficile emergere. Se l’Italia dovesse continuare a crescere anche nelle prossime stagioni, già a partire dal 2020 in cui ci saranno Europei e Olimpiadi, allora tra qualche anno potremmo parlare davvero del Mondiale di Doha come il punto di partenza di qualcosa di più importante.

 

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Vincenzo Bruno
Laureato in Lingue e Letterature Moderne, nato a Palermo nel 1983, vive a Isola delle Femmine, piccola località costiera alle porte del capoluogo siciliano. Aspirante insegnante e appassionato di sport, letteratura e storie, nella sua pagina Instagram “Gente di Sport” alimenta l’amore per la scrittura facendovi convergere spesso le sue più grandi passioni. Due suoi racconti brevi, Notti Bianche e La Prima Volta, sono stati inseriti nella raccolta Pausa caffè: letteratura espressa, pubblicata da Prospero Editore nel 2016.

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