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Le Olimpiadi di Ludovica Cavalli: “Vorrei diventare un’atleta capace di correre dagli 800 ai 5000”

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La corsa ha sempre fatto parte della vita di Ludovica Cavalli; prima come una passione affiancata a quella per il calcio, poi vissuta in prima persona attraverso l’atletica leggera. Il tutto senza mai strafare, crescendo un passo alla volta e presentandosi nel posto giusto al momento adatto per raggiungere il picco.

La dimostrazione è arrivata ai Mondiali, dove la portacolori dell’Aeronautica Militare ha abbassato il proprio personale sui 1500 metri sino 4’01”84 centrando una storica finale, conclusa con l’undicesimo posto assoluto.

Ludovica Cavalli è pronta però a migliorarsi ulteriormente e lanciarsi verso una stagione tutta da vivere con gli Europei in casa e poi quelle Olimpiadi che sono sempre state il sogno di una vita.

Ludovica Cavalli affronta la finale mondiale

Ludovica Cavalli, ai Mondiali hai colto la finale nei 1500 metri migliorando per due volte il primato personale. Questo risultato ha rappresentato una svolta per tua carriera ?

Ovviamente sì, sia livello fisico che mentale. Le prime esperienze con le Nazionali mi hanno spesso visto andar bene nel primo turno, mentre nel secondo mi trovavo come se avessi le gambe gonfie. Probabilmente il tutto era dovuto alla gestione mentale dello sforzo. Questo Mondiale è stato bellissimo anche il secondo turno ed è stata per certi versi una sorpresa. Sapevo di aver lavorato, ma non potevo sapere come sarebbe andata. Sicuramente è stata una svolta e sono felice visto che mi ha dato fiducia per il futuro.

Sappiamo che era da un po’ che scalpitavi e ti mancava il “salto di qualità” a livello internazionale. Qual è l’origine di questa prestazione?

Penso che sia una questione di allenamento. Ho avuto la fortuna di aver avuto una crescita abbastanza costante, sono partita da un punto e ogni anno siamo andati avanti. Una grossa componente è dovuta anche alle persone che mi hanno allenata anche perché ottenere subito il grande risultato e poi spegnersi non è mai una gran cosa e far il salto di qualità ogni anno è anche merito loro. Nel mezzo ho superato più turni, ho ottenuto il minimo olimpico e poi la finale e ritengo che questo risultato sia l’apice dei miei salti di qualità.

Ludovica Cavalli in compagnia di Stefano Baldini © Athleticamente

Da quest’anno sei passata sotto la guida di Stefano Baldini. Quanto c’è di suo in questo risultato?

Quando mi chiedono e mi fanno i complimenti, dico sempre che quella che scende in pista sono io, però dietro ci sono delle figure e sono Stefano, il mio mental coach, il mio nutrizionista e il resto della squadra. L’atleta da solo non può far nulla: ci si può mettere voglia, costanza, talento, ma ritengo che ci sia un altro talento ed è quello dell’allenatore. In questo risultato c’è tanto di lui, a livello mentale poiché, essendo stato un atleta fenomenale, sa come rapportarsi con un’atleta e con la sua mente, così come con la gestione del fisico della stessa, perché per raggiungere questi obiettivi serve continuità e se ci si fa male, questa viene meno.

Molti tuoi colleghi dicono che è difficile far i tempi nelle grandi competizioni internazionali. Sei d’accordo con questa disamina?

Per come la vedo io, ad oggi un Mondiale è un livello così alto che, per chi come me si presentava con un personale di 4’03” sui 1500, per raggiungere la finale bisogna valere il personale. Ovviamente se avessi avuto 3’58” ciò non sarebbe successo, ma essendo arrivata dietro diverse atlete, dovevo valere. E’ assolutamente più difficile perché magari si parte piano con un ritmo di 4’10” e poi bisogna chiudere forte con un’andatura sotto i 4’00”, motivo per cui bisogna aver una bella conclusione.

Tornando indietro nel tempo, sei arrivata all’atletica dopo aver vissuto un’esperienza nel calcio. Com’è nata questa idea di cambiare sport?

Amavo molto correre sin da piccola, ma non avevo mai avuto l’occasione di andare in campo di atletica perché non volevo io. Volevo divertirmi, il calcio lo faceva e mi legava molto ai miei fratelli, a mio nonno e per questo non volevo mollarlo. Un giorno mi è scattato qualcosa nella testa per cui ho iniziato a pensare di fare una disciplina che potesse farmi stare bene. Siccome andavo qualche volta a correre con mia mamma, ho pensato di provarci con l’atletica, alla peggio sarei potuta tornare al calcio.

La grinta di Ludovica Cavalli

Sappiamo che prima delle gare hai qualche rito scaramantico. Ci racconti di cosa si tratta?

Sto cercando un po’ di eliminarli perché ritengo che possano esser una sorta di blocchi mentali. Il rito scaramantico che non toglierò è quello di chiamare mia mamma mentre mi preparo per andare al campo di gara. Con lei parliamo non necessariamente della gara, anche se all’ultimo analizziamo la tattica che abbiamo studiato anche con l’allenatore. Se lei è presente a tifarmi mi dice “ci vediamo in pista” oppure mi dice “vai che ti guardo”. Aver un confronto con lei è ciò di cui ho bisogno, anche se penso che non sia qualcosa di fondamentale per me. Infatti questo non è un blocco mentale, ma è un piacere.

Sui 3000 metri hai realizzato la seconda miglior prestazione al coperto. Continuerai a puntare ad andar forte su ambedue le distanze?

L’anno che verrà sarà molto tosto per cui decideremo pian piano. Il 3000 indoor sarà una distanza su cui punterò perché ritengo sia la mia distanza perfetta. Migliorare lì e sui 1500 penso sia l’obiettivo al coperto. Quanto succederà alle indoor avrà un impatto minimo perché la stagione all’aperto sarà talmente lunga e pesante che vorrei concentrarmi su quella. A livello outdoor cercherò di correre i 5000 anche perché penso che a lungo andare possano diventare la mia specialità, però proveremo a correre tutto. Un atleta completo deve spaziare dagli 800 ai 5000 e voglio diventare quel tipo di atleta.

L’anno prossimo avrete anche i Mondiali Indoor in primavera e gli Europei Outdoor a Roma, davanti al vostro pubblico. Come gestirai tutti questi appuntamenti e su quali punterai maggiormente?

I Mondiali Indoor saranno molto complicati perché presentano dei minimi molto bassi e non voglio impormi di centrarlo a tutti i costi. Sarebbe effettivamente impegnativo fare 1500 e 3000, per cui punteremo al minimo indispensabile su quanto verrà. Gli Europei saranno invece qualcosa di bellissimo visto che si svolgeranno nella nostra capitale e una kermesse di questo tipo ritengo che possa trasformare questa gara in qualcosa di emozionante. Ho già moltissimi miei amici che vogliono venire. Mi auguro di vederli tutti, mi auguro che ci sia moltissimo tifo per i ragazzi perché è la cosa più giusta che gli atleti possano trovare. Mi aspetto che sia una sorpresa come tutte queste competizioni e, a volte capita, a volte no. A Budapest è successo, ma il prossimo anno voglio scendere più convinta in pista, voglio aver degli obiettivi definiti e mi auguro di partire proprio da lì.

Ludovica Cavalli concentrata prima della finale mondiale

Con la prestazione di Budapest ti sei garantita il pass per le Olimpiadi. Cosa ti aspetti dalla competizione a cinque cerchi in programma a Parigi 2024?

Non mi aspetto nulla perché, come sappiamo, l’anno prossimo può succedere di tutto, quindi ad oggi non la vedo come un ‘ci andrò’, ma piuttosto come un obiettivo ancora da raggiungere. Non voglio pensare di esserci arrivata, ma sin dalla prima gara mi presenterò alla partenza con l’obiettivo di finalizzare quella competizione, conscia di dover correre più forte di quanto ho fatto. Farò in modo di meritarmi quella partecipazione perché penso sempre che un’atleta debba far in modo di meritarselo.

Qualche settimana fa sei stata nominata “ambassador” di “Genova 2024 Capitale Europea dello Sport”. Come ti senti di rappresentare a livello continentale la tua città?

Per quanto sia rimasta fin quando avevo ho 18 anni, rappresentare Genova è per me un’emozione perché è la mia città, perché ci sono cresciuta e lì vive la mia famiglia. Credo si meriti un po’ di visibilità. Sono legata a quella città in maniera profonda e rappresentarla per me è un onore, anche se non me l’aspettavo.

In conclusione, qual è il sogno che in futuro Ludovica Cavalli vorrebbe centrare?

Le Olimpiadi sono il mio sogno della vita. Ad oggi non ci penso perchè è un risultato talmente grande che quasi non mi rendo conto. Ogni volta che penso ai Mondiali non sono ancora riuscita a metterli a fuoco. Credo che sarà difficile gestire quelle emozioni, ma non vedo l’ora di sentirmi dire di esser sicura di andare ad affrontarle.

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Marco Cangelli
Giornalista presso la testata online "Bergamonews" e direttore della web radio "Radio Statale", sono un appassionato di sport a 360 gradi. Fondatore del format radiofonico "Tribuna Sport" e conduttore del programma "Goalspeaker", spazio dal ciclismo all'atletica leggera, passando per lo sci e gli sport invernali

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