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La staffetta di Filippo Tortu: “Non importa in quale frazione venga schierato. Voglio solo che la squadra corra forte”

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Lorenzo Patta, Marcell Jacobs, Fausto Desalu e Filippo Tortu. Quella formazione la ricordiamo così bene che a pensarci viene quasi da piangere; per l’emozione che ci trasmette quel momento, per la consapevolezza di aver vissuto qualcosa di unico, un successo che ci ha preceduto ha potuto solamente sognare.

L’immagine che ci rimane impressa è quella del 25enne di Carate Brianza che tende il proprio corpo verso il traguardo di Tokyo e si mette, letteralmente, al collo quella medaglia d’oro che non è mai arrivata nella storia dell’atletica nazionale.

Nonostante il risultato storico, Filippo Tortu non si è mai montato la testa e, dopo aver vissuto un periodo complicato da un infortunio alla spalla patito ai Campionati Italiani Juniores di Grosseto, è pronto a mettersi nuovamente a disposizione della squadra e a condurla ad una nuova impresa ai Mondiali in programma a Budapest dal 19 al 27 agosto prossimi.

La staffetta assoluta e quella Under 23 ai Campionati Italiani Juniores 2023 © Francesca Grana/FIDAL

Filippo Tortu, come stai dopo l’infortunio patito a Grosseto?

Sto meglio, sto lavorando per recuperare. Un paio di giorni dopo Grosseto sono riuscito a correre e non ho riscontrato grossi problemi. Non sono però ancora guarito, ci vorrà molto e quindi devo continuare a lavorarci. Ho fatto un periodo in Sardegna e adesso sto andando in raduno a Roma dove continuerò sia la preparazione per i Mondiali che la riabilitazione per la spalla.

Proprio in quell’occasione ti abbiamo visto schierato in seconda frazione, quella che alle Olimpiadi era deputata a Marcell Jacobs. Ai Mondiali ti vedremo ancora lì oppure sarai nuovamente spostato in quarta frazione?

Nella staffetta non penso ci siano frazioni di qualcuno o di qualcun’altro. C’è una squadra e di conseguenza ci muoviamo tutti insieme. A me non è mai importato correre in una determinata posizione, ciò che conta è che la squadra vada forte e quello viene prima di tutto.

Il gruppo degli staffettisti vede la presenza di diversi atleti, dai più esperti Fausto Desalu e Lorenzo Patta alle new entry Roberto Rigali e Marco Ricci. Qual è il rapporto fra di voi?

Il rapporto è ottimo, in particolare con Roberto che era già nel gruppo da anni avendo già affrontato altre staffette e quindi è uno dei veterani. Ciò che mi fa maggiormente effetto è vedere come sia ora uno dei più vecchi. Sono sempre stato il più piccolo del gruppo e ora sono uno dei più grandi.

A Molfetta ti abbiamo rivisto sul pezzo anche sui tuoi 200 metri. Guardando alle prossime stagioni punterai forte su questa disciplina?

Penso proprio di sì visto che è una gara che, già dallo scorso anno, ho deciso di preparare solo i 200 metri. Credo che anche nei prossimi anni il lavoro sarà incentrato su ciò.

Pietro Mennea in compagnia di Stefano Maliverni, Mauro Zuliani e Roberto Tozzi sul podio della staffetta 4×400 metri alle Olimpiadi di Mosca 1980 © FIDAL

Quali sono a tal proposito le aspettative in vista del Mondiale? E’ possibile vedere Filippo Tortu in finale?

Il mio obiettivo sarà quello di entrare in finale e poter correre sotto i venti secondi. Spero di potercela fare. Visto com’è andata lo scorso anno, so che sarà molto complicato.

Guardando il percorso compiuto dal 9”99 ottenuto nel 2018, la tua carriera assomiglia sempre di più a quella di Pietro Mennea. Sei d’accordo su questo paragone e quanto manca per battere il 19”72 realizzato dalla “locomotiva di Barletta” sui 200?

Quando mi alleno e corro non penso ai record che ho davanti. Penso solo a raggiungere i miei obiettivi e quello attuale è correre sotto i venti secondi. Il record di Mennea appare quindi molto molto lontano. Naturalmente è qualcosa a cui uno possa ispirarsi, ma la vedo veramente difficile.

Proprio in occasione dei Campionati Italiani Assoluti ti abbiamo visto strappare il body come Robert Harting a Berlino 2009. Hai pensato di ispirarti a lui?

Assolutamente no. E’ stato qualcosa di spontaneo perché, se ci avessi pensato, non l’avrei mai fatta visto che poi mi vergogno. Non è nel mio stile, non è qualcosa che faccio solitamente e infatti la sera, prima di addormentarmi, ho pensato alla figura che ho fatto. In quei momenti lì entrano però in ballo talmente tante emozioni che possano capitare cose del genere. Tornassi indietro, non la rifarei mai.

La gioia di Filippo Tortu al termine dei 200 metri ai Campionati Italiani 2023 © Francesca Grana/FIDAL

Grazie al tuo record, la velocità italiana è esplosa con numerosi giovani che sono andati sotto i 10”30 avvicinando gradualmente il muro dei dieci secondi. Secondo te quel risultato ottenuto a Madrid ha rappresentato una svolta per il nostro movimento?

E’ una domanda che mi stanno facendo in molti. Devo dire che è qualcosa che mi fa piacere però sono aspetti a cui penso. Non saprei quanto possa aver influito, nel caso dovrebbero dirlo gli altri, di certo non io. Ciò che posso confermare è di come il gruppo della velocità sia cresciuto tantissimo e tutti insieme. E’ un percorso iniziato da lontano, io sono in Nazionale dal 2016 e, man mano, è sempre più cresciuto. Da quando ho iniziato c’erano al massimo uno o due atleti in Italia che erano in grado di andar sotto i 10”30 e adesso sono più di dieci. Questa è la dimostrazione di quale sia il valore della velocità in Italia.

Fra i giovani, secondo te c’è qualcuno che possa in futuro emergere anche a livello internazionale?

Sono andati molto bene i ragazzi della staffetta Under 23 che hanno vinto l’oro agli Europei. In quella formazione era inserito Marco Ricci che ha realizzato l’exploit più eclatante quest’anno e fa ora parte del nostro gruppo, ma anche Matteo Meluzzo, Junior Tardioli e Eric Marek che probabilmente possiede il talento più grande.

Sembra passata un’eternità, eppure due anni fa volavi sulla pista di Tokyo regalando uno storico oro all’Italia, grazie al tuo tuffo entrato nella leggenda. Cosa ti ricordi di quei magici momenti?

Mi ricordo tutto, da quanto accaduto prima a quanto successo dopo la gara. E’ difficile che me lo possa scordare. Ciò che preferisco rivivere è la gara vedendo Lorenzo, Marcell e Fausto che mi consegnano il testimone velocemente e, quando mi è arrivato, non ho più pensato a nulla se non a vincere. La cosa bella della staffetta è che, in uno sport individuale come l’atletica, rappresenta una disciplina di squadra molto più di uno sport di team. C’è sicuramente qualcuno più veloce di qualcun altro, però non c’è un atleta che può far vincere la squadra perché il risultato finale è la somma dei tempi dei quattro componenti. Se solamente uno dei tre che mi ha preceduto avesse corso un centesimo più piano, non avremmo mai vinto.

La cronaca della storica medaglia d’oro dell’Italia nella staffetta 4×100 metri

L’anno prossimo vi saranno da una parte le Olimpiadi Estive di Parigi 2024 e dall’altra gli Europei a Roma. Come gestirà Filippo Tortu il doppio impegno?

Sarà davvero complicato. Ci sarà un mese e mezzo di spazio quindi vi sarà modo di recuperare però l’Europeo in casa è un’occasione che voglio sfruttare al massimo e punterò tantissimo su quello.

Ti piacerebbe di più vincere una medaglia a cinque cerchi oppure trionfare davanti al tuo pubblico all’Olimpico?

Per quanto mi piacerebbe vincere in casa, la medaglia a Parigi penso che rimanga più importante, indipendentemente dal metallo.

In conclusione, siccome a venticinque anni ti sei già messo al collo un oro olimpico e un bronzo europeo, qual è il sogno che Filippo Tortu vorrebbe realizzare?

Vincere un Europeo e un’altra medaglia alle Olimpiadi.

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Marco Cangelli
Giornalista presso la testata online "Bergamonews" e direttore della web radio "Radio Statale", sono un appassionato di sport a 360 gradi. Fondatore del format radiofonico "Tribuna Sport" e conduttore del programma "Goalspeaker", spazio dal ciclismo all'atletica leggera, passando per lo sci e gli sport invernali

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