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Il nuoto secondo Stefano Arcobelli: “A Parigi 2024 mi aspetto almeno un oro azzurro”

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Chiacchierare con Stefano Arcobelli, firma della Gazzetta dello Sport e autore di Lo stile libero di una leggenda italiana (Federica Pellegrini, ça va sans dire), significa fare un viaggio proustiano all’interno del magico mondo del nuoto, che sia in piscina o in acque libere. Significa rievocare ricordi più o meno lontani, più o meno dolci, legati a diversi sport e indissolubilmente correlati alla vita personale.

E allora, si può disquisire di giornalismo e delle proprie idee ma soprattutto si possono andare ad illuminare i diversi angoli della stanza “nuoto”: da un’analisi del contesto azzurro a quella della polivalenza degli atleti, il tutto planando sugli storici sette colli di Roma, in direzione Fukuoka e poi Parigi.

La questione italiana

Se parliamo di nuoto italiano, “direi che il movimento sta molto bene e gode di ottima salute. Siamo a due stagioni sportive da Parigi 2024 e veniamo da due annate straordinarie. È una bella sfida tra noi e il resto del mondo. Ora ci saranno i Mondiali di Fukuoka, l’anno prossimo a Doha e poi, appunto, i Giochi in terra francese. Se ci guardiamo indietro, il bilancio olimpico più grande rimane quello di Sydney 2000 con tre ori, un argento e due bronzi”. Erano i Giochi dell’altro mondo, con Domenico Fioravanti e Massimiliano Rosolino sugli scudi. “Si è trattato di un ciclo irripetibile. Noi a Parigi avremo un mix di esperienza e giovani, con un Gregorio Paltrinieri che avrà già quasi 30 anni”.

Specialisti o polivalenti? Il punto di vista di Stefano Arcobelli

Il nuoto, come tutti gli sport e tutti gli aspetti della vita, si evolve: “Nella nuova generazione di nuotatori, c’è un bel gruppo di polivalenti. A livello internazionale, posso citare Summer McIntosh: lei è il sole, come già suggerisce il suo nome, e sono sicuro che sarà la futura regina del nuoto, come lo sarà la nostra Benedetta Pilato e come già lo è stata Katie Ledecky. Ad ogni modo, mi vengono in mente molti altri americani: Shaine Casas, Carson Foster, etc… Se andiamo sugli australiani, direi gli stileliberisti Ariarne Titmus, Kyle Chalmers, ma anche Emma McKeon che però si difende ottimamente anche sui misti. Diciamo che è un momento storico in cui si tende ad andare più sul sicuro, vista la crescita esponenziale della concorrenza. Una Katinka Hosszu – uno degli esempi più cristallini di polivalenza – probabilmente non l’avremo più”.

Tornando all’interno dei nostri confini nazionali, una delle stelle azzurre è certamente la mezzofondista Simona Quadarella: potrà avere un futuro nel nuoto di fondo, sul solco di quanto fatto da Gregorio Paltrinieri? “No, anzi, penso che andrà via via a scalare le distanze verso la velocità, un po’ come sta facendo Gabriele Detti che dal bronzo olimpico di Rio 2016 sui 1500m sta ponendo sempre più attenzione sui 400m. Se penso a Paltrinieri, mi viene in mente una riflessione sul nuoto di fondo: ormai stiamo avendo competizioni su lunga distanza ma su acque troppo piatte che rendono le gare troppo facili. Alla fine ci ritroviamo in laghi che altro non sono che grandi e gigantesche piscine; e questo facilita molto gli specialisti dei 1500m. Il fondo si fa su acque libere e questo porta ad avere a che fare con onde, in alcuni casi con maltempo. Ciò non toglie nulla alla stupenda sfida intrapresa da Gregorio, ma anche da Florian Wellbrock. Per me, l’esempio da seguire in questo campo è senza dubbio Oussama Mellouli, oro in piscina nei 1500m a Pechino 2008 e oro, quattro anni dopo, nella 10km di fondo a Londra”.

Quanto sei bella Roma…

Dopo il successo degli Europei dell’estate scorsa, Roma torna ad accendere le luci dello Stadio del Nuoto del Foro Italico per il tradizionale trofeo capitolino: “Quello di quest’anno è un Settecolli frizzante. In squadra, avremo quella selezione che dagli Assoluti non è arrivata. I 100 stile libero assegneranno posti per le staffette ma occhio soprattutto a Pilato e Alessandro Miressi”.

Se poi parliamo di Assoluti, secondo Stefano Arcobelli, un nome da segnarsi obbligatoriamente sul taccuino è quello di Sara Curtis, “per lo stile libero veloce e per la staffetta”. È uno degli astri nascenti del nuoto azzurro: con un 25’’14 nei 50 stile dello scorso aprile, è arrivato il titolo nazionale, il nuovo record italiano cadette e la qualificazione ai prossimi Europei e Mondiali junior.

Verso l’arcobaleno giapponese

La stagione avrà comunque il suo apice nei prossimi Mondiali giapponesi: “Sarei contento se a Fukuoka ci confermassimo come a Budapest lo scorso anno”. In terra magiara, raccogliemmo cinque titoli iridati, due argenti e due bronzi. “Confido nei 100 rana della già citata Pilato e di Nicolò Martinenghi; confido nel dorso di Thomas Ceccon e, con lui, nella riconferma della staffetta maschile misti, oltre che del totem Paltrinieri”. Effettivamente, chiudere questa edizione con lo stesso bottino del mondiale ungherese suggellerebbe ulteriormente lo status di nazionale di primo livello per la spedizione azzurra.

L’unicità dei Giochi Olimpici

Discorso un po’ diverso se la prospettiva va sul 2024 e sui Cinque Cerchi parigini, come sottolinea Stefano Arcobelli: “Lì spero arrivi almeno un oro, che alle Olimpiadi fa tutta la differenza del caso. I Giochi di Tokyo ne sono un esempio lampante: l’atletica leggera la fece da padrona con cinque vittorie, tutte a loro modo storiche, andando a prendersi il centro del palco a discapito, per esempio, del nuoto che invece vinse sette medaglie ma nessun oro”. Un occhio di riguardo a Parigi lo avranno certamente le staffette ma “mi aspetto conferme principalmente da Martinenghi, Quadarella e Paltrinieri. I Giochi sono un qualcosa di molto particolare, dove la differenza la fa molto l’aspetto mentale e quindi è fondamentale arrivare bene all’appuntamento olimpico”.

E a noi non resta che preparare i pop corn e goderci quest’altra grande stagione al via. Sempre, ovviamente, con un occhio al futuro…

Immagine in evidenza: © Andrea Staccioli/DBM

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Giuseppe Bernardi

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