Mentre Tokyo dorme

Negli occhi la meraviglia delle Farfalle. Stupor Mundi from Tokyo to Paris.

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Day 17

Lucciconi alle sei del mattino. Era l’unico modo possibile per chiudere diciassette giorni vissuti sul filo del brivido. Le Farfalle azzurre della ritmica si prendono la medaglia che sognavano, ma fanno più di questo. Ci portano nel loro mondo con quello che sanno fare meglio e ci insegnano qualcosa.

Dietro alla Bielorussia dopo la prima rotazione, in maniera probabilmente anche inaspettata, non si perdono nei cattivi pensieri. Scomporsi sarebbe facile, penso. La sorte, qualcuno con cui prendersela. Due di queste cinque ragazze hanno già dovuto mandar giù il quarto posto di Rio. Ma scomporsi non è un’opzione in una disciplina in cui l’approssimazione non può essere contemplata. Hanno una seconda esibizione da regalarci e ci lasciano negli occhi la meraviglia. Adesso sta alle bielorusse rispondere, e loro sì che si scompongono. Le hanno viste pure loro le nostre Farfalle, non hanno retto tutta quella meraviglia.

È la medaglia numero quaranta, mai così tante nella storia olimpica italiana. Edizione con tanti record, i 16 giorni su 16 a medaglia, per esempio. Ma non è quello, è l’idea di Italia che ci hanno trasmesso a fare la differenza. Un’Italia che si mette in gioco e prova a superarsi. Un’Italia che anziché lamentarsi reagisce. Un’Italia che possa essere fiera di se stessa perché si è aperta al mondo, ci si è confrontata, e ne è uscita più ricca nello spirito, prima ancora che nel medagliere.

I percorsi delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi devono insegnarci qualcosa, più delle vittorie e delle sconfitte, altrimenti avremo solo riempito del tempo anziché averlo vissuto. Le storie degli atleti di tutto il mondo devono arricchirci. Ai Giochi li troviamo nella loro massima espressione umana, che siano in forma o meno, che abbiano appena iniziato il proprio percorso o stiano per concluderlo.

 

Abbeverarsi alla fonte dei Cinque Cerchi Olimpici vuol dire lasciarsi trascinare dall’incontro, dal confronto, dalla sfida con l’altro. Lo saprà bene chiunque abbia vissuto un villaggio olimpico, lo sapranno benissimo le centinaia di atleti che adesso vedo godersi la cerimonia di chiusura da dentro, dall’interno dell’Olympic Stadium.

Cerco di immaginare le loro sensazioni e qualche brivido da giocarmi ce l’ho ancora. Mi accorgo che quelle scene parlano di noi più di quanto crediamo. Raccontano di quanto tempo abbiamo passato da ragazzini a sognare di disputare un’Olimpiade. Da lì nascono le lacrime per le imprese di chi ha realizzato anche i nostri di sogni.

Lo spettacolo delle bandiere, gli atleti tutti insieme senza distinzioni di nazionalità. Marcell Jacobs col tricolore in mano cammina a un palmo da terra, forse vedere quanti atleti lo stanno avvicinando per una foto ricordo lo aiuterà a realizzare cosa ha combinato.

L’inno olimpico e il vento che scuote la bandiera a cinque cerchi fanno da sottofondo ai nostri personali momenti Olimpici. Chi il quarto d’ora Jacobs-Tamberi che ha stravolto lo sport italiano; chi le imprese di Super Greg Paltrinieri; chi la parabola col lieto fine di Vanessa Ferrari, le rimonte senza senso di Filippo Ganna, le marce trionfali di Stano e Palmisano, la genuinità selvaggia di Luigi Busà o la corsa infinità di Tortu e della 4×100 tutta. Stupor Mundi doveva essere e Stupor Mundi è stato. Una magia infinita.

Ma oltre alle gioie azzurre c’è il mondo. La sorpresa per le ragazzine che dominano lo skateboard; chi ha pennellato prestazioni che non verranno mai dimenticate, come la tuffatrice quattordicenne Quan Hongchang, l’ostacolista Karsten Warholm o i collezionisti di medaglie in piscina Emma McKeon e Caeleb Dressel. A questi fa da contraltare la tenerezza di chi non avrebbe ancora i mezzi tecnici per un’Olimpiade, ma ha quell’enorme anima olimpica che li ha portati fin qui, per esempio i centometristi dei turni preliminari o Marcia Alves Lopes nella ginnastica ritmica.

C’è chi ha chiuso qui viaggi irripetibili, da Federica Pellegrini a Pau Gasol e Luis Scola e chi ha dovuto accettare una realtà che immaginava molto diversa. Alcuni campioni immensi per vari motivi non hanno confermato le aspettative, da Nole Djokovic a Simone Biles, passando per Naomi Osaka. Ma anche in casa nostra ne troviamo esempi: Frank Chamizo, le ragazze del volley, Benedetta Pilato. A loro diciamo che tre anni passano in fretta. E poi tutte le storie piccole e grandi che abbiamo scoperto e che continueremo a raccontare ancora senza stancarci.

Questo è ciò che ci ha uniti nelle ultime due settimane, che ha messo in connessione le nostre diverse anime olimpiche. Tokyo 2020 ha dovuto fare a meno del pubblico negli impianti sportivi ma ha comunque saputo legare noi gli uni agli altri, anche in una dimensione virtuale che a volte sa farsi apprezzare ben al di là dei propri limiti. È stato bello perché condiviso, al meglio di come era possibile. Ora è il tempo della dolce malinconia. Torneremo a dormire e a non guardare il tg2, ma questi giorni resteranno impressi nel nostro vissuto, anche quando non ci penseremo più.

Il braciere si spegne, ma la torcia olimpica ripartirà. Mancano 1083 giorni alla Cerimonia di Apertura dei prossimi Giochi Olimpici estivi. Parigi 2024 ci aspetta già.

C’è da continuare ad amare lo sport. Ogni disciplina avrà i suoi campionati nazionali, Europei, Mondiali, la sfida sarà non disperdere la passione accesa in questi giorni. Inizia un altro viaggio per tutti, montiamo subito a bordo.

Vi ringrazio di aver letto anche solo una riga di questi diciassette giorni di Mentre Tokyo Dorme, perché avete reso più belle le mie Olimpiadi. E mi auguro che abbia trasmesso l’enorme passione per i Giochi e per lo sport che c’era dentro.

Ci becchiamo in giro. Mentre Tokyo Dorme, Road to Paris 2024.


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Vincenzo Bruno
Laureato in Lingue e Letterature Moderne, nato a Palermo nel 1983, vive a Isola delle Femmine, piccola località costiera alle porte del capoluogo siciliano. Aspirante insegnante e appassionato di sport, letteratura e storie, nella sua pagina Instagram “Gente di Sport” alimenta l’amore per la scrittura facendovi convergere spesso le sue più grandi passioni. Due suoi racconti brevi, Notti Bianche e La Prima Volta, sono stati inseriti nella raccolta Pausa caffè: letteratura espressa, pubblicata da Prospero Editore nel 2016.

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