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Strade provinciali – Lecco

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Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura, tra un promontorio a destra, e un’ampia costiera dall’altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all’occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l’Adda ricomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascia l’acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni”.

Impossibile non riconoscere questo celebre incipit realizzato da Alessandro Manzoni per la sua opera magna, “I Promessi Sposi”, poche parole che hanno consentito a Lecco di esser conosciuta all’interno del mondo intero. 48819 abitanti e 214 metri sul livello del mare, la città lariana è diventata letteralmente la capitale di Renzo e Lucia e di tutti coloro che vogliono rintracciare a distanza di quattro secoli le orme dei coniugi, divisi nel momento più bello della loro vita dalla volontà di un ricco signorotto dal nome Don Rodrigo.

Lecco ai tempi dei Promessi Sposi © www.villagreppi.it

Il capoluogo lombardo non appare però la tranquilla cittadina raffigurata fra le pagine del romanzo storico, quanto piuttosto un borgo particolarmente tribolato che nel corso del Medioevo ha dovuto far i conti con diverse distruzioni complice le varie alleanze sottoscritte prima con Milano e poi contro quest’ultima, radendo al suolo con una flotta Como nel corso della guerra fra la metropoli meneghina e i confini svizzeri. Poco rimane però di quel periodo se si eccettuano la chiesa di Santa Marta e il celeberrimo Ponte Azzone Visconti voluto a metà Trecento dal signore di Milano. E’ invece possibile incontrare molto più materiale sul fronte manzoniano, dalla villa omonima dove visse i primi anni l’autore, alla Chiesa dei Santi Vitale e Valeria dove si sarebbero sposati Renzo e Lucia così il Tabernacolo dei Bravi, piccola edicola davanti alla quale Don Abbondio avrebbe incontrato gli “scagnozzi” di Don Rodrigo.

Lecco vista da Piani d’Erna © Wikipedia

Se l’opera conserva un pizzico di fantasia con un retrogusto di critica storica, Lecco ha vissuto negli ultimi giorni una festa tanto reale quanto attesa da mezzo secolo: la promozione in Serie B. I blucelesti hanno infatti compiuto un’impresa allo Stadio “Rigamonti-Ceppi” superando nella finale play-off per 3-1 il Foggia grazie a uno scatenato Franco Lepore che ha riportato in riva al Lario la cadetteria. Quel terreno erboso è stato però pestato anche da alcuni dei più grandi campioni della Serie A, nell’ormai lontano 1960 quando i lariani raggiunsero la massima serie grazie al “presidentissimo” Mario Ceppi, in grado di rivoluzionare la squadra e di affidarla all’ex calciatore Angelo Piccioli.

Dopo aver raggiunto la promozione nella seconda divisione nazionale in occasione della stagione 1956-57, coronata da una grande costanza in casa, i lombardi prendono pian piano le misure della categoria giungendo a un passo dall’accesso alla A nel 1958-59 e centrando il colpo il 26 maggio 1960 grazie al 3-0 sul Venezia che consegna il grande traguardo. Fondamentale è la decisione di mantenere la formazione degli anni precedenti e il rientro dall’infortunio da parte dell’ungherese István Nyers a cui si aggiunge l’imbattibilità al Rigamonti e un rendimento ottimale in trasferta che li colloca a un solo punto dalla corazzata Torino, vincitrice del campionato.

István Nyers in allenamento © Corriere dello Sport

La squadra sembra solida, tuttavia la Serie A è tutta un’altra storia e i primi match giocati in trasferta (a causa dei lavori di adeguamento dello stadio casalingo) appaiono particolarmente difficili per il Lecco che subisce due sconfitte ad opera della Fiorentina e del Catania, vincitrici rispettivamente per 4-0 e 2-0. La legge del Rigamonti vale però anche nella massima serie e il Lecco vince così la prima partita il 9 ottobre contro il Padova per 2-1 centrando qualche settimana dopo uno storico pareggio a San Siro con l’Inter di Helenio Herrera.

L’andamento è incostante, eppure gli uomini di Piccioli si arrogano al ruolo di “ammazza-grandi” fermando sul 2-2 il Milan di Josè Altafini e con il medesimo risultato la Juventus di Gianpiero Boniperti e John Charles, a fine anno campionessa d’Italia. Nel girone di ritorno cade sotto i colpi dei blucelesti ancora una volta l’Inter, battuta per 2-1, mentre il Milan viene fermato in casa sull’1-1 decidendo con queste risultati le sorti del campionato. Il Lecco giunge quindi al quattordicesimo posto a quota 29 punti, al pari di Udinese e Bari issatosi al terzultimo posto, un risultato che costringe le tre formazioni a giocarsi la permanenza in A con uno spareggio a tre. Sul campo neutro di Bologna i lecchesi battono per 4-2 il Bari e pareggiano 3-3 con l’Udinese mandando in B i pugliesi.

L’undici lecchese che ha preso parte alla Serie A 1960-61 © Il Foggia.it

In estate c’è anche tempo per partecipare alla seconda edizione della Coppa delle Alpi contribuendo al successo dell’Italia grazie al doppio successo sul Lucerna, tuttavia non basta per ripetersi nella stagione successiva. Non bastano i 14 gol del centravanti Beniamino Di Girolamo e i quarti di finale raggiunti in Coppa Italia e persi per 3-0 ad opera della Juventus per centrare la seconda salvezza consecutiva. Alcuni punti persi per strada a causa dell’eccessiva sicurezza mostrata condannano il Lecco che chiude al penultimo posto con 23 punti abbandonando la Serie A per quattro anni prima di far rientro nel 1966 grazie a una formidabile stagione dell’asso brasiliano Sergio Clerici.

Saranno gli ultimi fasti per una squadra che finalmente è tornata a vivere l’aria di Serie B, ma che rischia di non vedere realizzato il proprio sogno a causa di problemi a quello stadio che per anni rappresentò un vero e proprio fortino.

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Marco Cangelli
Giornalista presso la testata online "Bergamonews" e direttore della web radio "Radio Statale", sono un appassionato di sport a 360 gradi. Fondatore del format radiofonico "Tribuna Sport" e conduttore del programma "Goalspeaker", spazio dal ciclismo all'atletica leggera, passando per lo sci e gli sport invernali

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