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Un libro con VS: Javier Zanetti, “Giocare da uomo”, la mia vita raccontata a Gianni Riotta

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Uscito nel 2013 per la casa editrice della Mondadori, questo libro ripercorre l’intera vita, la Partita Infinita di un ragazzino che giocava sui campetti fangosi e che a quarant’anni ha vinto tutto, Javier Zanetti.

Per quanto riguarda le imprese e le disfatte, le vittorie e le sconfitte dello sportivo per eccellenza, del Capitano nerazzurro, del numero 4 del F.C. Internazionale Milano 1908 (numero di maglia che è stato poi ritirato dalla società in suo onore), è inutile fare un resoconto, che risulterebbe tanto lungo quanto entusiasmante, ma soprattutto conosciuto da tutti gli appassionati del calcio e dello sport in generale. Bisogna invece evidenziare e sottolineare soprattutto la professionalità del mitico Javier Zanetti, soprattutto in un momento storico in cui tutti gli sportivi sono più legati ai soldi, alla visibilità, ai like sui social network e al lusso più sfrenato: è invece da prendere, come modello di vita, la carriera del calciatore argentino, che era concentrato solo sull’allenamento, la sua vita di ogni giorno, che ha persino svolto anche poche ore prima del suo matrimonio, che gli ha permesso di giocare fino a 41 anni, concludendo la sua carriera con 860 partite disputate in tutte le competizioni.

Definito Capitano Gentiluomo, Javier è sempre riuscito, con l’affetto tipico di un padre e la personalità caratteristica di un capitano di una squadra, ad accogliere qualsiasi tipo di giocatore (anche personalità difficili, come Ibrahimovic o Balotelli), a far sentire ogni nuovo acquisto come parte importante del mondo nerazzurro. Calciatore umile ma determinato, non si è mai arreso, neanche quando fu scartato dall’Independiente de Avellaneda (squadra che tifava), ancora molto giovane, perché troppo gracile e magro; neanche quando nel 2013, allo Stadio Renzo Barbera di Palermo, all’età di 40 anni, Javier si rompe il tendine d’Achille. Lavora con il padre come operaio, che lo convince a tornare a giocare a calcio (per fortuna!), dopo averlo visto irrobustito; ritorna dopo il grave infortunio, per chiudere la carriera il 10 Maggio 2014 davanti ai tantissimi tifosi nerazzurri che sempre riempiono lo stadio Giuseppe Meazza. Gli stessi tifosi che sempre hanno lodato, lodano ancora e sempre loderanno Javier Adelmar Zanetti, giocatore dell’Inter dal 1995 al 2014, Capitano nerazzurro dal 1999 all’ultima partita giocata.

Una delle ultime bandiere del calcio italiano e internazionale a scendere in campo (cosi come altri meravigliosi esempi, per esempio Maldini, Totti e Del Piero), Javier rappresenta l’uomo, l’atleta che non viene sgretolato dalle proprie sconfitte (come quella del 5 Maggio 2002, sconfitta contro la Lazio che tolse uno scudetto praticamente ottenuto alla squadra nerazzurra), ma che è proprio da quelle delusioni che riparte, e che combatte ancora più valorosamente per inseguire il sogno, per arrivare sul tetto d’Europa e del Mondo nel 2010, anno dello storico Triplete sotto la guida dell’amatissimo tecnico José Mourinho.

Uomo tranquillo, solare e altruista, Javier combatte anche per migliorare la situazione della sua Argentina, tramortita dalla corruzione e dalla povertà, e con la sua Fundación P.U.P.I. cerca di dare nuova vita ai quartieri argentini più disastrati, dominati dalla criminalità, attraverso l’introduzione di servizi scolastici e sanitari, in aiuto ai bambini e alle famiglie di quelle zone.

Una bellissima storia, umana e di sport, che tutti dovrebbero leggere e da cui si potrebbero trarre numerosi insegnamenti.

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La Redazione
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2 Comments

  1. Ottima analisi. Bel lavoro jacopo!!!

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