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Una vita sulle lame: Laura Peveri e lo splendido futuro dello speed skating

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Affrontare una gara di speed skating è letteralmente come vivere sul filo di lana. Ogni passo compiuto sul ghiaccio è diverso da quello precedente ponendo così l’atleta in una condizione di imprevedibilità resa ancora più accentuata dall’alta velocità espressa in pista.

Elementi che Laura Peveri ha imparato a conoscere ben presto sfruttando il proprio passato fra le rotelle diventando uno dei più principali prospetti del pattinaggio velocità italiano. Apparsa particolarmente costante nel corso della stagione, la 21enne piacentina ha sorpreso alla prima stagione di Coppa del Mondo chiudendo in terza posizione la classifica finale di mass start.

Un risultato che ha spinto la portacolori delle Fiamme Oro Moena a crescere ulteriormente su altre distanze e prendere il testimone di Francesca Lollobrigida nella prova di gruppo.

Laura Peveri impegnata nell’individuale © GettyImages

Laura, quali sono state le tue sensazioni nella prima stagione nel massimo circuito internazionale, la Coppa del Mondo?

“Onestamente non sapevo cosa aspettarmi, soprattutto dalle prime tappe. Pian piano ho preso fiducia e ho fatta molta esperienza. Mi sono divertita veramente molto”.

Ti possiamo definire una specialista del format mass start, questa capacità nel saper leggere la gara deriva dalle rotelle ?

“Le rotelle hanno influito moltissimo sulla preparazione perchè certe volte devi prendere decisioni in una frazione di secondo e quell’istinto deriva dall’esperienza in gara. E’ sempre difficile con avversarie nuove e diverse prevedere chi andrà in fuga e chi no, in base anche ai contesti. Nella finale di Coppa del Mondo c’era in ballo banalmente la graduatoria finale per cui quando sono partita non sono andata in fuga e non influivano sulle sorti del risultato. Ai Mondiali invece tutte puntano alla medaglia e quindi è difficile che parta una fuga e quindi bisogna prendere le decisioni in un attimo”.

Dalla provincia di Piacenza ti sei spostata a Baselga di Pinè percorrendo la strada di uno sport non proprio avvezzo alla Pianura Padana. Cosa ti ha spinto a intraprendere questo percorso ?

“Sono partita dalle rotelle perchè in Emilia Romagna il ghiaccio scarseggia, però non essendo una disciplina olimpica, con il sogno di prendere parte alla rassegna a cinque cerchi, a dieci anni ho iniziato con il pattinaggio sul ghiaccio e da tre anni è diventata una vera e propria professione essendo entrata nelle Fiamme Oro”.

Peveri impegnata in fuga durante la mass start © Freddyrace

La mass start è la tua specialità dove hai ottenuto i risultati migliori finora. Vista l’assenza di Francesca Lollobrigida ti senti la sua erede ?

“In molti fanno questo paragone e non li biasimo perché entrambe veniamo dalle rotelle e la nostra specialità è la mass start. Spero in futuro di poter diventare forte sulle altre distanze come lei, soprattutto sui 3000 metri. Sono felice che quest’anno sono riuscita a farmi le mie esperienze da sola, un aspetto non indifferente perché le due canadesi e le due olandesi fanno gioco di squadra. Vediamo se il prossimo anno riuscirà a tornare in tempo e spero di diventare un giorno forte come lei”.

Quest’anno hai concluso in terza posizione la classifica riservata alle mass start, era un risultato pronosticabile a Stavanger a novembre durante la prima tappa di Coppa del Mondo ?

“E’ assurdo perché quest’anno sono arrivata alla prima tappa di Coppa del Mondo puntando alla top ten, anche se secondo me arrivar a ridosso delle prime cinque era possibile. In semifinale non è andata benissimo però avevo di fronte Schouten e Blondin che è difficile battere. Facendo due conti sul mio giro finale che era attorno al 26 mentre loro erano sul 25, ho pensato ‘in finale posso arrivare quarta’. Questo ragionamento è molto importante perchè la mass start non è solo una gara in linea, ma anche a punti e, se le prime quattro posizioni sono determinate dal risultato al traguardo, dalla quinta si decide sulla base dei punti raccolti ai vari sprint. Dovevo aver quindi un’idea di come sarei arrivata al traguardo finale per gestire poi di conseguenza la gara. Sapendo che sarei potuta arrivare fra le prime cinque, allora ho pensato di non far gli sprint intermedi e puntare dritto alla linea d’arrivo. Infatti mi sono riposata durante la gara, non ho sprecato più di quello che dovevo e sono arrivato così quarta. Davanti sono giunte tre atlete che ho visto alle Olimpiadi e che stimo moltissimo. Dopo che sono arrivata nuovamente quarta a Heerenveen ho preso confidenza ed è andata com’è andata”.

Nonostante la giovane età, sei riuscita a mantenere comunque sempre un’ottima condizione fisica. Come ti spieghi questa situazione e nel caso ti immagini di poter avere ulteriori margini di crescita dal punto di vista fisico ?

“La mass start è sempre una gara particolare perché non gareggi contro il tempo e non puoi nasconderti dietro nessuno. Anche se non sei il più forte, se la sai gestire e hai un ottimo giro, puoi arrivar davanti. Tutto ciò mi ha consentito di ottenere questi risultati quest’anno perché da un punto di vista fisico devo migliorare ancora parecchio. Banalmente da Schouten prendo circa venti secondi sui 3000 metri, però sono dotata di un ottimo spunto nello sprint e di questo non me lo spiego né io né i miei allenatori”.

Altro punto cruciale di questa stagione sono stati i Mondiali dove Davide Ghiotto ha conquistato l’oro nei 10.000 metri. Ti abbiamo vista molto emozionata. Ci racconti un po’ quei momenti e il clima che si respira in squadra ?

“E’ stato un tripudio di emozioni perchè ci ha regalato il primo titolo mondiale su distanza singola della storia. Ghiotto partiva dalla quarta batteria, Patrick Roest in quella successiva e poi ne mancava ancora con un giapponese con il norvegese Sander Eitrem che va molto forte. Io sono andata in pista per vedere Davide e all’inizio non avevo ben presente i tempi non facendo i 10.000, tuttavia ho notato che girava sempre sui 30 secondi a tornata. Quando ho iniziato a capire cosa stava facendo, mi sono emozionata, ma sapevo che c’era ancora Roost. Avendo già visto Ghiotto e essendo a conoscenza dei parziali, ci aspettavamo che partisse magari più piano, ma alzasse gradualmente l’asticella. Quando succede che non riesce a fare la gara, anche lui salta e quando ho compreso tutto ciò, mi sono messa a piangere. A ciò si è aggiunto Eitrem che si è addirittura fermato e il giapponese che da solo non sarebbe mai riuscito a battere Davide per cui a quel punto abbiamo iniziato a festeggiare e nessuna squadra a festeggiato quanto noi. Eravamo tutti lì ad abbracciarlo, esultare, cantare a squarciagola l’inno e diecimila spettatori a festeggiare per lui”.

Quell’esultanza ha messo in luce la compattezza del vostro gruppo …

“Sì, è un gruppo molto affiatato. Passando molti mesi assieme, ci sono anche delle tensioni e a volte ci si arrabbia, ma quando si tratta di allenarsi e supportarci l’un l’altro siamo sempre lì. E’ stato veramente bello quest’anno perchè non ho mai avuto un rapporto del genere con loro nonostante avessi fatto dei raduni da junior, ma quest’anno si è creato veramente una bella compagine”.

© Lars Hagen / elementalPRESS

Non avendo una pista al coperto attualmente in Italia, come vi allenate durante la stagione? Quanto aiuterà l’eventuale costruzione della pista alla Fiera di Milano ?

“Durante l’estate facciamo molto lavoro a secco, puntando principalmente sul ciclismo, sui pesi e un po’ sui roller. Già a luglio svolgiamo due raduni a Inzell (Germania) dove è presente una pista al coperto e poi ci torniamo da settembre rimanendo lì fino a fine ottobre. Non avendo però un impianto indoor sul nostro territorio nazionale non possiamo allenarci sin da subito come capita a olandesi e americani che iniziano a svolgere attività sul ghiaccio da giugno, mentre noi arriviamo alla Coppa del Mondo con soli due mesi nelle gambe che è pochissimo. A Baselga è possibile iniziare ad allenarci soltanto da novembre perchè prima non c’è il ghiaccio, periodo in cui è già cominciata la stagione per cui noi possiamo utilizzarla soltanto fra un periodo di gare e l’altro. Essendo all’aperto un problema particolarmente annoso riguarda il meteo perchè se nevica o piove oppure se le temperature sono troppo alte o troppo basse, il tutto va ad impattare sulla qualità del ghiaccio. Il più delle volte purtroppo non è in condizioni ideali, sono presenti diverse buche e l’impianto perde ammoniaca per cui non ghiaccia bene e in alcuni casi c’è capitato anche di allenarci con la pista coperta di neve. Speriamo che costruiscano questo impianto a Milano perchè così non si può andare avanti”.

C’è un’atleta a cui ti ispiri ?

“Sì, Irene Schouten perchè vorrei in futuro poter andare forte anche sui 5000 metri visto che nella mia mente mi vedo una fondista. Venendo dalle rotelle abbiamo sempre fatto gare da 10.000 o 15.000 metri oltre che a maratone, mi piacerebbe puntare su quella disciplina anche se attualmente il mio fisico non me lo consente per cui devo rimanere sui 1500 e sui 3000”.

Guardando al futuro c’è la possibilità di crescere anche su distanza contro il cronometro come i 1500 e i 3000 metri ?

“Sicuramente è nei miei piani potermi migliorare perchè significherebbe anche crescere dal punto di vista fisico ed esser più forte in mass start. Spero di poter diventare competitiva anche per poter giocarmi le medaglie, tuttavia il nostro sport è molto particolare perchè tecnicamente sei sempre su una lama da un millimetro di spessore e per trovare le spinte o la scorrevolezza giuste c’è dietro un grandissimo lavoro, sia fisico che mentale. Quest’anno già sui 3000 ho trovato una costanza, anche se non è mai arrivato il tempone, sui 1500 devo lavorarci molto perchè bisogna partire a tutta e sai che arriverai sfinita”.

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Marco Cangelli
Giornalista presso la testata online "Bergamonews" e direttore della web radio "Radio Statale", sono un appassionato di sport a 360 gradi. Fondatore del format radiofonico "Tribuna Sport" e conduttore del programma "Goalspeaker", spazio dal ciclismo all'atletica leggera, passando per lo sci e gli sport invernali

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