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Dieci stadi in una stagione: il Legnano e la squalifica più lunga della storia

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Il caso Lecco sta tenendo banco nella calda estate italiana mostrando tutte le fragilità del nostro calcio. La squadra lariana non possiede uno stadio a norma per giocare in Serie B. La tardiva ricerca di una struttura alternativa ha dato vita a un iter giudiziario che difficilmente terminerà prima del via del campionato. Eppure qualcuno è riuscito a far meglio dei lecchesi cambiando campo per ben dieci volte in una sola stagione. E’ il caso dell’Associazione Calcio Legnano.

La squadra milanese è rimasta impressa nella memoria degli appassionati di statistiche visto che detiene un record poco invidiabile. Quello di cogliere il torneo più prestigioso sempre con l’ultima posizione. Il tutto è successo per tre volte dall’introduzione del girone unico patendo lo scotto nelle stagioni 1930-31, 1952-53 e nel 1950-51 dove i lilla si sono contraddistinti per un’azione a dir poco curiosa.

La promozione e il dispendioso mercato del presidente Mocchetti

L’Associazione Calcio Legnano nella stagione 1951-52 © Wikipedia

La formazione guidata da Ugo Innocenti ritorna nella massima serie dopo 21 anni di assenza con una promozione ottenuta dal secondo posto in Serie B. Un risultato ottenuto grazie all’accoppiata composta dall’allenatore fiorentino e dal direttore sportivo uruguaiano Héctor Puricelli Seña. Quest’ultimo ha sfruttato al meglio vari innesti come il centrocampista svedese Ivar Eidefjäll e l’attaccante Ettore Bertoni, capocannoniere del campionato cadetto per due anni consecutivi.

Tutto ciò non basta per pensare anche minimamente di mantenere la categoria, nonostante gli ulteriori esborsi da parte del presidente Pino Mocchetti. Gli acquisti sono il portiere Elio Angelini, i difensori Raffaele Cuscela e Ludovico Tubaro, il centrocampista Bruno Mazza e gli attaccanti Elia Fiorini e Enrico Loranzi. Arrivano anche gli scandinavi Karl-Erik Palmér e Ramon Filippini che, insieme a Eidefjäll formano un terzetto svedese probabilmente ispirato a quello milanista noto come Gre-No-Li.

Il disastroso girone d’andata e l’agguato all’arbitro Tassini

I prodromi per un disastro sono ben presenti sin dall’inizio con ben sette sconfitte nelle prime sette partite, una vittoria contro la Fiorentina e quattro pareggi. Il Legnano si piazza ampiamente in fondo alla classifica con sette punti in meno della Triestina penultima al termine del girone di andata. La situazione è particolarmente tesa. Il 3 febbraio 1952 i meneghini si ritrovano a giocare allo Stadio Comunale contro il Bologna per la prima di ritorno.

La partita appare sorprendentemente equilibrata con gli ospiti che aprono le marcature al quarto con Mario Gritti prontamente ripreso Bruno Mazza al trentatreesimo. All’inizio del secondo tempo il Legnano passa in vantaggio grazie a un gol di Karl-Erik Palmér. Al 76esimo i felsinei riportano il punteggio sul 2-2 complice una rete del danese Axel Pilmark.

Alcuni istanti del match Legnano-Bologna © SportLegnano.it

Ma poco dopo scoppia il putiferio: l’arbitro Bruno Tassini assegna nel finale un calcio di rigore agli ospiti, la decisione è incerta, il pubblico di casa non l’accetta e decide di protestare dando vita a una vera e propria “battaglia” a palle di neve tirate direttamente dagli spalti sfruttando i mucchi accatastati dopo l’intensa nevicata dei giorni precedenti. Il giorno successivo la Gazzetta dello Sport sosterrà come “il lancio delle palle di neve oscurò il cielo”, una descrizione che spiega al meglio la situazione che si trova a contrastare il fischietto veronese che decide di sospendere il match all’ottantottesimo.

All’ingresso degli spogliatoi il fischietto veronese si trova una spiacevole sorpresa con un lanciatore di bibite che si trasforma in un cecchino e continua il lavoro compiuto dai tifosi, ma non è tutto per il direttore di gara veneto. All’arrivo alla Stazione Centrale di Milano Tassini si trova di fronte a un gruppo di fan inferociti che lo aggrediscono e gli spaccano otto denti.

La squalifica e il lungo peregrinare del Legnano negli stadi italiani

L’arbitro torna quindi nella sua Verona con le ossa rotte, ma le conseguenze sono pesanti anche per il Legnano che si ritrova con una sconfitta a tavolino e l’impianto di via Pisacane squalificato per undici mesi, quella che probabilmente diverrà lo stop più lungo della storia per uno stadio italiano.

Il Legnano impegnato contro l’Inter © SportLegnano.it

L’undici milanese è quindi costretto a cercare un’altra casa, ma l’impresa è tutt’altro che semplice: il Legnano deve farsi ospitare di volta in volta da una città diversa peregrinando in giro per il Nord Italia toccando Modena, Reggio Emilia, Como, Milano, Pavia, Piacenza, Brescia, Novara e Parma per la bellezza di nove impianti visitati che diventano dieci se si considera la struttura casalinga che ha accompagnato i meneghini nella prima fase di stagione.

Questa situazione non favorisce i legnanesi che chiudono il campionato con soli 17 punti, distante ben dodici lunghezze dal Padova e quindici dalla Triestina che ha ottenuto la salvezza a discapito della Lucchese al termine di uno spareggio vinto dai giuliani per 1-0. In una stagione da record i lilla sono riusciti a realizzare ulteriori primati fra i quali il minor numero di vittorie (4), il maggior numero di sconfitte (25), il peggior attacco con 37 reti fatte e la peggior difesa con 85 gol subiti che ha portato a una differenza reti di -48.

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Marco Cangelli
Giornalista presso la testata online "Bergamonews" e direttore della web radio "Radio Statale", sono un appassionato di sport a 360 gradi. Fondatore del format radiofonico "Tribuna Sport" e conduttore del programma "Goalspeaker", spazio dal ciclismo all'atletica leggera, passando per lo sci e gli sport invernali

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