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“The Showdown”: la boxe al suo meglio in salsa amarcord

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“The Showdown”, ovvero la “resa dei conti”, tra Sugar Ray Leonard e Thomas Hearns, fu uno dei match più combattuti e spettacolari della storia. Prima di farvi vivere le emozioni della celebre contesa, illustriamo il contesto in cui è nata questa sfida, il percorso dei due sfidanti e la posta in palio, sportiva ma soprattutto umana.

Il contesto pugilistico negli anni ’60: WBA e WBC

La World Boxing Association (WBA) è l’organizzazione pugilistica più antica, nata nel 1962 e derivata dall’antica National Boxing Association (risalente al 1921), che si occupava solamente delle competizioni all’interno degli Stati Uniti d’America. Cambiò nome in via definitiva nel 1962 per avere giurisdizione sulle competizioni pugilistiche mondiali, data la rapida espansione della boxe. Il World Boxing Council (WBC) nacque un anno più tardi, dalla volontà di 11 paesi, ponendo così fine all’era del titolo unificato.

Un po’ di storia: l’inizio del dominio di Muhammad Ali e la boxe come fenomeno planetario

Gli anni ’60 furono fondamentali per la storia e l’avvenire della boxe, che diventerà sempre di più un fenomeno universale, soprattutto grazie all’ascesa e affermazione di uno dei più grandi interpreti che questo sport abbia avuto, Muhammad Ali (nato Cassius Clay, cambiò nome in seguito alla conversione alla religione islamica). Sono gli anni degli epici scontri tra Ali e Sonny Liston, che segneranno indelebilmente il decennio. Ali riesce a coniugare un talento e una velocità irripetibili sul ring, con una spiccata coscienza politica e umana, che lo porteranno a rifiutare l’arruolamento nella guerra del Vietnam e a combattere sempre per i propri ideali. È soprattutto grazie a lui che il movimento pugilistico si diffuse in tutto il mondo, ispirando migliaia di ragazzi (tra cui Leonard) e ragazze, portando con sé una serie di valori fondamentali, come dedizione, impegno e coraggio di battersi per le proprie idee, senza timore delle conseguenze.

Anni ’70: i più belli incontri della storia

Gli anni ’70 furono permeati di rivalità spettacolari, a partire da Ali vs Frazier, che si affrontarono prima nel “Fight of the Century”, vinto da Frazier, a cui seguiranno il “Superfight II”, vinto da Ali ed il conclusivo e leggendario “Thrilla in Manila”, vinto da Ali e annoverabile tra i più grandi match della storia, che pose una pietra tombale sulla loro rivalità. Un altro protagonista del decennio in questione fu George Foreman, attore di numerosi incontri fantascientifici; uno di questi fu il “The Rumble in the Jungle”, che si disputò a Kinshasa nel 1974, ovviamente contro Muhammad Ali, il quale, durante l’incontro, adottò una nuova strategia, denominata in seguito “rope-a-dope, una tecnica passiva consistente nel tenere una posizione di guardia chiusa appoggiati alle corde, lasciando l’attacco all’avversario, tentando così di sfinirlo ed indurlo in errore, sfruttando poi il successivo contrattacco.

Dopo questo, fin troppo breve, resoconto sul contesto storico e sui principali attori del pugilato negli anni ’60 e ’70, veniamo ai protagonisti della storia che vi vogliamo raccontare: Sugar Ray Leonard e Thomas Hearns, che hanno condiviso sul ring uno dei momenti più intensi della storia, “The Showdown”.

Sugar Ray Leonard: l’erede designato di Cassius Clay

Nato nel 1956 in Carolina del Nord, la sua è una storia di destino e talento. Ad appena 16 anni fu campione nazionale di Pesi Leggeri e negli anni successivi collezionò vittorie su vittorie. Il 1976 fu l’anno cruciale: partecipò alle Olimpiadi e dopo un percorso incredibile, riuscì ad arrivare in finale contro il temuto Andreas Almada e a sconfiggerlo, mandandolo due volte al tappeto. Leonard iniziò a crearsi un team vincente alle spalle, ingaggiando Angelo Dundee, che era stato allenatore di Ali, nel frattempo diventato idolo e mentore di Leonard. Riuscì a vincere la sua prima cintura WBC contro Wilfred Benitez e a difenderla con successo quattro mesi dopo, contro Dave Green. Nel 1980 si trovò a difendere nuovamente la cintura, ma fu sconfitto dal leggendario pugile panamense Roberto Duràn. Il famosissimo “No Màs Fight” fu il secondo capitolo della sfida Leonard-Duràn, conclusosi stavolta con la vittoria dello statunitense.

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Thomas Hearns: la storia di “Hitman”

Originario del Tennessee, ma cresciuto a Detroit, è ritenuto all’unanimità uno dei più forti pugili della storia e bandiera indiscussa degli anni ’80. Il soprannome “Hitman”, che significa sicario, esplica perfettamente lo stile e la forza nel combattimento di Hearns, che riusciva puntualmente a scagliare dei fendenti perfetti per potenza e timing. Forza, agilità e tempismo ne facevano un atleta eccezionale e difatti l’inizio di carriera fu letteralmente sfavillante. Arrivò a giocarsi la sua prima chance mondiale per il titolo WBA dei pesi welter, nella Jou Louis Arena della “sua” Detroit, contro “Pipino” Cuevas, pugile molto aggressivo e con un gancio “spacca-mascelle”. Hearns fu straordinario, colpì con la potenza di un tuono e fu veloce e leggiadro come una farfalla, e stese definitivamente l’avversario con un doppio gancio destro.

Uno straordinario Thomas Hearns pre- “Showdown”, sconfigge “pipino” Cuevas

“The Showdown”: Leonard vs Hearns

16 settembre 1981, Caesars Palace, Las Vegas: 23000 spettatori attendevano frementi l’inizio del match e più di 300 milioni di appassionati erano collegati da tutto il mondo. Sugar Ray Leonard arrivò alla gara da campione WBC dei pesi welter ed Hearns ci arrivò da campione WBA dei pesi welter. La posta in palio era così infinitamente alta, ovvero l’unificazione dei titoli per decretare il pugile più forte in assoluto. Lo “Showdown” poté avere finalmente inizio!

Le prime cinque riprese: folgorante inizio di “the Hitman”

Thomas Hearns iniziò “The Showdown” alla sua maniera, ovvero attaccando senza sosta, alternando ganci memorabili, jab destabilizzanti (nella terminologia boxistica, si tratta del colpo portato con l’arto superiore avanzato) e diretti fulminei, aggiudicandosi i primi 5 round senza alcun dubbio. Leonard apparve destabilizzato, tramortito dalla potenza dei colpi dell’avversario e irriconoscibile.

L’inizio di “The Showdown”; il predominio di Hearns nei primi 5 round

L’entrata in scena del vero Sugar Ray Leonard

Nella sesta ripresa Leonard iniziò finalmente ad attaccare con colpi degni di nota e si aggiudicò 3 round consecutivi, con “The Hitman”, che fino ad un attimo prima sembrava un’ira di dio, barcollante e in seria difficoltà. Hearns era infatti abituato a vincere le gare in 3-4 riprese massimo, e alla lunga stava iniziando a mostrare segni di cedimento. Dopo questi round favorevoli a Leonard, ci furono 2-3 riprese interlocutorie, che riportarono l’ago della bilancia dalla parte del “sicario” di Motor City. In più Leonard non riusciva più ad aprire l’occhio sinistro, ormai troppo malconcio e stremato dai colpi dell’avversario. Divenne chiaro a tutti che Leonard poteva portarsi a casa la vittoria solo con il KO, perché ai punti avrebbe sicuramente perso.

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“La resa dei conti”

Leonard si trovò a dover alzare ancora il ritmo e durante la tredicesima ripresa, colpì con un montante al mento l’avversario, che si ritrovò improvvisamente barcollante; Sugar Ray ne approfittò per ricoprirlo di un paio di serie di colpi, pesanti come un macigno. “The Hitman” ormai era senza forze e Leonard lo finì con un gancio destro di un’ampiezza e pesantezza devastanti, che indusse l’arbitro a decretare il KO, mettendo così fine al match e alle speranze di Hearns, quando mancava solamente 1 minuto alla fine del quattordicesimo round. “The Showdown” verrà eletto, da Ring Magazine, Fight of the year.

“The Showdown”: il momento del KO nel quattordicesimo round

Leonard vs Hearns: capitolo II

Dopo il mitico “Showdown”, ci sarà un secondo e ultimo incontro tra Sugar Ray Leonard e Thomas Hearns, altrettanto spettacolare, che si concluderà in pareggio, non senza polemiche, visto che Hearns era riuscito ad atterrare per ben due volte Leonard. Lo stesso Leonard ammise di essere stato molto fortunato e “graziato” dai giudici. In conclusione, la rivalità tra Leonard ed Hearns, che si esplicò in soli due incontri, fu comunque una delle più intense e sentite dei mitici anni ’80 del pugilato.


Immagine in evidenza: Writing Yogi, Twitter

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Davide Rossit

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