Boxe

Fondamentali – Oscar De La Hoya vs Ricardo Mayorga

0

“Saprò spiegare a mio figlio la differenza tra De La Hoya e Mayorga”. Il rapper italiano Egreen, che i fan di questa musica – o almeno, della sua faccia più granitica – conoscono bene, sottolinea con questa metafora contenuta nel brano De La Hoya la sua capacità di individuare ciò che divide chi ha la lingua lunga da chi invece agisce in silenzio, uscendone spesso vincitore. 

Il riferimento sportivo calza a pennello: nella boxe, si sa, il trash talking fa parte del gioco. Gli insulti in conferenza stampa, le prese in giro, le risse più o meno intenzionali sono praticamente un rito obbligato che anticipa la battaglia. Nel caso del match tra Oscar De La Hoya e Mayorga, valido per il titolo di campione mondiale WBC dei pesi superwelter, le cose vanno però un po’ troppo oltre. E lo scontro che ne segue, un classico moderno di questo sport, risente in pieno degli strascichi di un odio alimentato per mesi. Alla fine sarà proprio il più chiacchierone dei due a finire al tappeto, ma la storia è ancora lunga.

La strada verso l’incontro

È il 2004 quando De La Hoya vive una delle pochissime sconfitte della sua carriera: a infiggergliela è un’altra leggenda di questo sport, Bernard Hopkins, che lo piega al nono round con un micidiale colpo al fegato. Il Golden Boy è ferito, a 33 anni sa che sta per scendere dalla giostra, ma è anche consapevole di poter dare ancora qualcosa al mondo del pugilato. Smentisce allora le voci sul suo ritiro, suggerendo però che si prenderà una pausa. Resta lontano dal ring per ben 20 mesi, e nel gennaio 2006 arriva l’atteso annuncio: Oscar De La Hoya torna a combattere, e lo fa scendendo nella categoria dei superwelter; l’avversario sarà il campione in carica WBC Ricardo Mayorga

Mayorga non è esattamente un profilo amichevole: noto come Il matador o con un poco equivocabile Il pazzo, è un pugile che fa dell’aggressività la sua arma principale. Questo vale sia dentro il ring, dove è un abile colpitore nel corpo a corpo, sia fuori dal quadrato: insulti, minacce e trash talking senza compromessi fanno parte della sua abituale ricetta pre-partita. In aggiunta, non disdegna alcool e fumo in quantità. Tutto il contrario dell’amato De La Hoya, il ragazzo d’oro

© La Prensa

I mesi che precedono l’incontro sono carichi di nervosismo, sopratutto da parte di Mayorga: il pugile del Nicaragua non si limita a prendersela con De La Hoya – che definisce “la sua puttana” – come da consuetudine, ma va un po’ troppo oltre. Prende di mira la moglie, l’allenatore e persino il figlio del pugile. In più di un’occasione viene sfiorata la rissa tra le parti e, da ultimo, Mayorga minaccia di non presentarsi all’incontro se non riceverà più soldi. Persino il giorno del match Mayorga non riesce a chiudere la bocca, e continua a insultare De La Hoya nei momenti che precedono la battaglia. 

Poi la campanella suona, e la musica cambia del tutto.

La Masterclass di Oscar De La Hoya

De La Hoya vs Mayorga non è un match, è un’esecuzione. Il pugile nicaraguense parte subito forte, cercando di intimidire Oscar o, forse, di esorcizzare la possibilità di essere sconfitto. De La Hoya non si scompone e dopo appena 55 secondi dall’inizio del match manda a terra il suo avversario per la prima volta. Il knock down racconta al meglio cosa sia Oscar De La Hoya: il pugile statunitense passa sotto il gancio sinistro dell’avversario e, come da manuale della boxe, cerca di portare un gancio destro d’incontro mentre risale; il colpo passa a pochissimi millimetri dal viso di Mayorga – forse lo tocca persino – che cerca di opporsi con un fiacco gancio al corpo; De La Hoya però è molto più veloce, richiama il braccio destro e ruotando sul busto libera un mostruoso gancio sinistro che si stampa contro la mascella di Mayorga e lo manda a terra.

Ciò che più impressiona il pubblico presente è lo sguardo che De La Hoya rivolge a un Mayorga inebetito mentre l’arbitro inizia il conteggio: è freddo, glaciale e fa molto più male del sinistro che ha appena scagliato. Tutto ciò che ha dovuto sopportare negli ultimi mesi è raccolto in questa manciata di secondi, dove non serve pronunciare alcuna parola. Mayorga si rialza ma è visibilmente scosso da quanto accaduto. Sopravviverà al suono della campana e ad un secondo round dove De La Hoya continua a imporre il proprio ritmo, rendendo inefficaci i colpi grezzi di Mayorga e colpendo in maniera chirurgica l’avversario, ora molto meno spavaldo. 

Mayorga riesce a trovare finalmente il ritmo alla fine terzo round, quando a 26 secondi dalla campanella scaglia un solido gancio che manda la testa di De La Hoya all’indietro. Mayorga fiuta la possibilità si ribaltare l’inerzia e affonda un paio di ganci non molto precisi ma comunque pericolosi, che De la Hoya deve impegnarsi ad assorbire al meglio. L’inizio della quarta ripresa è ancora nel segno di Oscar, che nel primo minuto libera un gancio al volto e due al corpo che costringono Mayorga a tornare sulla difensiva; il pugile nicaraguense prova a tornare alla carica ma, nonostante al suono della campana torni verso il proprio angolo con le braccia alzata in segno di trionfo, è chiaro che De La Hoya non stia davvero correndo alcun pericolo.

La differenza tra De La Hoya e Mayorga

Dopo un quinto round transitorio in cui De La Hoya dà l’ennesimo sfoggio della propria capacità difensiva e del suo timing, si arriva alla sesta e definitiva ripresa. Il Ragazzo d’oro è visibilmente in controllo e gli serve poco più di un minuto per chiudere la faccenda. A 2:04 dalla fine colpisce Mayorga con due ganci sinistri al corpo a cui fa seguire un altro gancio destro basso, poi un altro sinistro; Mayorga si abbassa istintivamente e De La Hoya parte con una scarica di colpi al volto che spingono – letteralmente – il matador verso le corde, dove si abbassa sulle ginocchia per guadagnare un po’ di fiato. L’arbitro inizia il conteggio e, all’otto, Mayorga si rialza: come da rito l’arbitro gli chiede se vuole continuare, ma deve farlo tre volte; il pugile ha lo sguardo assente, altrove, e alla fine fa cenno di sì con la testa.

De La Hoya sente l’odore del sangue e, appena l’arbitro dà il via, chiude la distanza che lo separa da un Mayorga ancora appoggiato alla corde: inizia a colpire l’avversario senza tregua, alternando colpi al viso e al corpo. Uno, due, tre, quattro colpi, Oscar non si ferma: Mayorga prova a difendersi come può, mentre il Golden Boy rilascia un pugno dopo l’altro, e alla fine l’arbitro interviene spostando De La Hoya di peso e dichiarando così la fine dell’incontro.

Oscar, che ha appena tirato una mostruosa combinazione da più di venti colpi, prima rotola via dal proprio avversario e poi si rialza issandosi sull’angolo opposto. Il pubblico esplode in un urlo di gioia: De La Hoya è di nuovo campione del mondo. Lo sarà per l’ultima volta della sua carriera. Un anno dopo perderà il titolo in un altro scontro da antologia che lo vede affrontare Floyd Mayweather, e nel 2008, dopo la sconfitta con Manny Pacquiao, appenderà i guantoni al chiodo.

E Mayorga? Il Matador non tornerà più al vertice: combatterà ancora per circa 13 anni, ma con una sola chance per il titolo mondiale, in un incontro che perderà per KO con Miguel Cotto.

Immagine in evidenza: ©Boxing Junkie

VS su Telegram

Nicola Simonutti

Comments

Comments are closed.

Login/Sign up